Amore, energia ed emozione: o meglio, Macklemore & Ryan Lewis ad Assago.
Scritto da BocconiADMIN il 5 Aprile 2016
Non ho mai considerato Macklemore come un “vero” cantante hip-hop. Melodie accattivanti, testi (o almeno, quei pochi che conoscevo) leggeri e attitudine un po’ troppo commerciale per essere considerato “underground”, insomma, lo vedevo un po’ come la Barbie dei rapper, costruito, impacchettato e pronto per la grande distribuzione. Da ieri sera ho cambiato idea.
Non avevo mai capito la potenza di un intero stadio, colmo – dal parterre fino al terzo anello – di estranei che per una sera si ritrovano connessi dall’amore per la musica.
Appena Macklemore e Ryan entrano in scena sulle note di Light Tunnels, ci alziamo tutti in piedi e resteremo così sino al termine del concerto.
Ciò che rende unici questi due artisti è la capacità di coniugare tematiche di forte rilevanza sociale, messe in evidenza senza scadere in luoghi comuni, con sonorità frizzanti e giovanili, ma allo stesso tempo ricercate.
Light Tunnels è una critica verso il mondo dello spettacolo e l’insicurezza che vi si cela dietro.
Dopo una parentesi più leggera, segnata da Brad Pitt’s Cousin e Buckshot, Macklemore dimostra di essere un entertainer nato: riesce a catalizzare l’attenzione di diecimila persone su di se, anche senza musica e coreografie, ci racconta un aneddoto su lui e la figlia in giro per le strade di Milano, scimmiottando un po’ il modo di camminare tipico della città meneghina;
del resto, quale migliore preludio poteva esserci per Thrift Shop se non ironizzare sulla capitale della moda?
L’energia resta alta, non si trova un momento di calma nemmeno nella parentesi del concerto connotata da sonorità più “pacate” e tematiche profonde, probabilmente la parte più emozionante dell’intera serata.
Emergono degli archi dal fondo del palco come preludio a Wing$, in cui si parla di scarpe, consumismo e status symbol, mentre il logo della Nike (pubblicità o provocazione?) viene proiettato sullo sfondo.
Nonostante il successo raggiunto a livello mondiale, Macklemore dà prova di umiltà e gratitudine verso il pubblico, con la voce rotta dall’emozione si scusa:
“sapete, sono questi i momenti in cui realizzi che diecimila persone stanno cantando i versi che hai scritto qualche anno fa nello scantinato dei tuoi genitori. Questo è il motivo per cui facciamo arte, che è più forte del linguaggio umano e ci rende tutti connessi. […] Alla fine di tutto, l’amore prevale sempre”.
E su queste parole intoniamo Same Love, brano scritto in difesa dei diritti omosessuali, che ha raggiunto il successo mondiale anche per aver spezzato un po’ lo stereotipo del rapper omofobo.
“If I was gay
I would think hip-hop hates me
Have you read the YouTube comments lately?
“Man that’s gay”!”
Sono nata troppo tardi per vivere il rock e i “tempi d’oro” in cui, a detta dei più grandi, la musica era un veicolo di messaggi sociali. Ieri, ritrovandomi in uno stadio a cantare in coro che l’amore è amore, non importa di che tipo, con le vetrate di una chiesa proiettate provocatoriamente sul palco, forse ho capito cosa intendevano.
Continuiamo a commuoverci con Growing up, canzone dedicata alla figlia Sloane (come non scegliere poi la dolce voce di Ed Sheeran per il ritornello?), passando poi per White Privilege II, il brano più scomodo dell’intero album. Il pezzo è connotato dal senso di colpa del rapper bianco che, dopo aver preso parte al movimento “Black Lives Matter”, si sente fuori posto, riconosce il proprio successo come frutto dello sistema da lui criticato, e risponde ai commenti circa l’appropriazione di una cultura che non gli appartiene.
“We take all we want from black culture,
But will we show up for black lives?”
Lo spettacolo si incammina verso la parte finale, quella gioiosa e spensierata. Macklemore annuncia:
“Abbiamo raggiunto la parte dello show in cui dobbiamo fare ancora più rumore, quella da cui non possiamo più tornare indietro. Quando tornerò a casa e i miei mi chiederanno: qual è stato il tuo live preferito del tour europeo? Guarderò mia mamma in faccia e le dirò, sai mamma? Lo stesso dello scorso tour, Milano!”
Non sappiamo se si tratti della captatio benevolentiae di rito o se l’esplosione di energia di ieri sera abbia toccato non solo me e i ragazzi che mi stavano attorno, ma anche gli artisti sul palco,
mi piace credere però che sia stato tutto vero.
E allora ballo sulle note di Can’t Hold Us, And We Danced, Dance Off e Downtown, senza pensare più a nulla. Coriandoli, baci e saluti, gli artisti escono di scena e la folla lentamente si disperde sulle note di I Got You di James Brown, mentre sorride per una serata difficile da dimenticare.
A cura di Lorenza Fici.
Scaletta:
- Light Tunnels
- Brad Pitt’s Cousin
- Buckshot
- Thrift Shop
- The Shades
- Arrows
- Wing$
- Same Love
- Growing Up
- White Privilege II
- St. Ides
- Let’s Eat
- White Walls
- Can’t Hold Us
Encore:
- And We Danced
- Dance Off
- Downtown