La dinamite dei Foals al Magnolia

Scritto da il 21 Luglio 2017

Il 19 luglio 2017 noi di Radio Bocconi abbiamo avuto l’opportunità di assistere all’unica data italiana del tour dei Foals. I cinque di Oxford hanno fatto saltare l’intero circolo Magnolia sulle note di un indie rock più energico di quanto si potesse immaginare limitando l’ascolto agli album in studio.

Gran parte del merito va al frontman, Yannis Philippakis, che, sebbene rasenti il metro e settanta, sul palco ha innegabilmente la statura di un gigante. È dinamite: per un’ora e mezza di durata del concerto suona e canta mentre salta, corre e piroetta, rendendo inevitabile tenergli gli occhi puntati addosso per tutto il tempo. Perfettamente bilanciata la scaletta della serata.

Basta l’intro di Mountain at my gates a far scatenare la folla in attesa sotto il cielo milanese. Il concerto inizia così, con uno dei più grandi successi della band britannica, scelto appositamente per far salire a mille l’adrenalina del pubblico.

“Buonasera Milano”, scandisce Yannis in un italiano stentato a fine canzone. Il tentativo è apprezzato, la risposta dei fan italiani si fa sentire. E questo dà un’ulteriore spinta alla band, che si dimostra incredibile canzone dopo canzone.

Prima Snake Oil e Olympic Airways, ritmate e travolgenti. Poi, senza stacco, il fluido passaggio a My Number, pezzo piuttosto pop che sul palco, complice l’abilità di Jack Bevan alla batteria, acquista una carica impressionante.

Il ritmo rallenta leggermente con Night Swimmer e Black Gold che preparano il terreno per Spanish Sahara, ballad che con il placido suono introduttivo delle onde del mare si sposa alla perfezione con una notte di mezza estate.

Seguono due pezzi del 2008. Nuovamente la batteria gioca un ruolo fondamentale nell’arrangiamento, dando ad Heavy Water una godibile connotazione rock.                                          Ancora, Late Night e A knife in the ocean, sognante e distesa.

Plauso per Electric Bloom, possibilmente il momento più apprezzabile dell’intero concerto, grazie ad una resa live impressionante. Alla batteria di Jack si aggiunge un timpano a centro palco per Yannis. Il cenno d’intesa iniziale fra i due da il via al pezzo.                                                                            La scelta dell’arrangiamento è azzeccata: le percussioni, sintetizzate nel brano in studio, dal vivo travolgono. Appena il tempo di lanciare le bacchette tra la folla e si riparte con Inhaler,  dal ritornello quasi urlato e un potente riff di chitarra chiaramente hard rock. È un crescendo e il finale vede tutti senza fiato, sopra e sotto il palco.

Breve uscita e si rientra con due brani per l’encore:
ancora rock, What went down offre la carica finale e Two Steps-Twice, con i ringraziamenti di rito sciorinati sfruttando l’assolo di batteria in sottofondo, fa saltare fino all’ultima nota.

In conclusione il giudizio non potrebbe essere più positivo.
Da sempre non tutte le band sanno coinvolgere dal vivo e, al momento, sicuramente poche sono in grado di farlo come i Foals. Ormai a due anni dall’uscita di What went down, non ci resta che attendere l’uscita di un prossimo album e, possibilmente, di un prossimo tour, nella speranza di essere ancora sotto il palco per goderci uno spettacolo incredibile.


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