Una finestra sul mondo – parte 1

Scritto da il 5 Ottobre 2016

Non mi nascondo, già della prima riga: il giornalismo esercita su di me un fascino particolare. Un amore sbocciato da molto ormai, capace di portarti in ogni luogo anche solo scorrendo i titoli che campeggiano, con la loro proverbiale autorevolezza, sulle pagine dei quotidiani.

E se invece, per una volta, fosse il mondo intero a venire da te? Il minimo che potresti fare, davvero, sarebbe almeno andarlo a trovare. Saluta con affetto, rimani un po’ a chiaccherare e non dimenticare di sorridere, perché non sono cose che accadono tutti i giorni.

 

Questo è stato per noi il Festival di Internazionale: un affresco, una toccata e fuga nella città emiliana che dal 2007 ospita una delle rassegne giornalistiche più importanti d’Italia: la ridente Ferrara.

Tre giorni di grandi eventi, conferenze e mostre: oltre alla consueta partecipazione di giornalisti e reporter da tutto il mondo, l’edizione 2016 ha avuto il privilegio di ospitare la rassegna delle migliori foto dell’anno dal World Press Photo, aggiungendo ulteriore qualità ad un programma più che mai ricco di attrattive sia per i professionisti del settore, sia per i semplici visitatori.

Ma andiamo con ordine. Era mattina presto, ed ero sicuro che la levataccia delle 4 e spiccioli sarebbe stata ben ripagata…

10.45, cortile del Castello Estense. Palme, bancarelle, il fruscio dell’acqua nel fossato. Questo era lo scenario del primo evento che abbiamo avuto il piacere di seguire: “Il giro del mondo in cinque storie” in collaborazione con Radio3 Rai e condotto da Anna Maria Giordano. Già la presenza di una professionista esperta e competente come la storica conduttrice di Radio3 Mondo sarebbe stata sufficiente per cerchiare in rosso l’appuntamento ma, una volta seguito il racconto con cui ha condotto la platea da Ferrara all’Indonesia (passando per Londra, El Salvador e il Messico), la soddisfazione era divenuta ancora maggiore. Il tema, manco a dirlo, era il viaggio: la sofferenza dei sudamericani costretti a spostarsi attraverso il Messico per sognare un futuro migliore negli USA, descritta da Flavio Bianchini nel suo libro “Migrantes”; il dinamismo di Londra, la città del cambiamento ma non della felicità con l’esperienza di Marco Mancassola; il viaggio nel tempo di Ali Smith che, in “L’una e l’altra”, mette a confronto la storia di due ragazze ferraresi (“un libro come un affresco”, citando le sue parole) una nel ‘400 e l’altra nel 2014; Roberto Valencia e la sua sensibilizzazione contro l’arrivo delle gang salvadoregne a Milano; e infine Elizabeth Pisani che racconta dell’Indonesia, delle sue meraviglie e dei suoi problemi, definendola come un “cattivo fidanzato” che sì critichi spesso, ma dal quale vorresti sempre tornare.

Ancora carichi di interrogativi e curiosità, passo dopo passo arriviamo in sala stampa, nostra seconda casa nella due giorni di Radio Bocconi a Ferrara. Un briefing veloce e poi subito al lavoro: il ritmo del Festival è rock, non c’è mai un attimo di pausa!

14.00, Piazza Municipale. Si passa a un argomento quasi di routine per lo studente bocconiano: è il momento di un’intervista-dialogo tra Giorgio Zanchini (Radio1 Rai) e Paul Mason (giornalista freelance e editorialista per il The Guardian). Quest’ultimo, dopo oltre trent’anni di esperienza come corrispondente in giro per il mondo, ha riassunto in un paper la sua passione per la storia del pensiero economico (in particolare del pensiero di Kondratiev) e le teorie che ha sviluppato nelle sue ricerche. La sua posizione è riassumibile come segue: Mason ritiene che la crisi del 2008 non debba essere considerata una replica delle precedenti, ma invece costituisca un grande punto di discontinuità rispetto al tradizionale ciclo stagnazione-crisi-ripresa del sistema capitalistico. In tal senso, gli stimoli monetari servono solo a posticipare la risoluzione del problema. Come riuscire a creare valore dal mercato della tecnologia informatica? I grandi player (Google, Facebook, Amazon) stanno davvero creando valore o sfruttando la tecnologia già esistente per produrre profitti? Le risposte a queste grandi domande confluiscono nel concetto di post-capitalismo, un nuovo modello di economia basato sul coworking e sulla sharing economy, dove tecnologia e informazione vanno di pari passo. Interessante anche il dibattito con il pubblico, che ha raccolto le provocazioni di Paul Mason al fine di realizzare un vero e proprio dialogo sulle tesi dell’inglese, piuttosto che una sorta di lezione mediata attraverso le domande di un altro giornalista.

L’evento finisce attorno alle 16. C’è giusto il tempo di darsi una sistemata e correre al prossimo!

16.30, Cinema Apollo. Il momento più divertente della giornata, targato – guarda un po’ – Caterpillar Radio2. “A scuola di finanza” si proponeva, in collaborazione con Banca Etica di Ugo Biggeri, di “verificare” il livello di alfabetizzazione finanziaria della platea; l’ennesima dimostrazione da parte del duo Cirri&Zambotti di saper affrontare tematiche complesse e attuali con leggerezza, ma grande efficacia. Non a caso, il pubblico ha risposto bene, tra le altre, alla domanda “Cos’è il quantitative easing?”, ignorando la pittoresca opzione “una canzone di Lionel Richie”!

Confesso che, nonostante la stanchezza, avrei voluto tanto partecipare alla conferenza di Francesco Zizola, il più noto photojournalist italiano, ma evidentemente non doveva andare così: oltre 150 persone in coda che hanno dovuto arrendersi come noi! Così, raccolti gli strumenti del mestiere, abbiamo fatto rotta verso il Padiglione d’Arte Contemporanea per la mostra con le migliori foto del World Press Forum 2016 (clicca qui per vedere le principali, ne vale la pena!). Erano le 20, minuto più, minuto meno. Sarebbe stata l’ultima tappa di una giornata ricchissima di scoperte, ispirazione e domande in cerca di risposta.

D’altronde, è proprio in queste circostanze che si ha la possibilità di affrontare un percorso di indagine più approfondito, ascoltando sì l’esperienza e prendendo conoscenza del lavoro di altri ma, soprattutto, collegando il tutto alla specifica visione del mondo che ognuno di noi ha.

Fare informazione significa mettere insieme tutti i pezzi del puzzle, e questo richiede tempo e pazienza. Incontrare e conoscere persone che fanno ciò anche in situazioni molto complicate, per esempio nel bel mezzo di una guerra, fa capire l’importanza della missione di cui si sono fatti carico e del valore dell’informazione di cui beneficiamo quotidianamente.

Insomma però, si sta facendo tardi. Per oggi basta!

A domani. No aspetta, prima la cena.

Ma non facciamo tardi. Abbiamo ancora del lavoro da fare qui.

Capito?

Sveglia alle 8. Si, non scherzo. Di domenica mattina.

Beh, puoi riposarti lunedì. Ah no, c’è lezione.

Facciamo un’altra volta? Baci baci.

No eh?

Va bene, spegniamo la luce.

Buonanotte.

Magnus Wennman, Where the Children Sleep (2015, World Press Photo Awards)

 

Giacomo Corongiu


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