I Coldplay alla riscoperta di una vita in technicolor

Scritto da il 8 Dicembre 2015

I Coldplay sono morti, lunga vita ai Coldplay.

Si potrebbe sintetizzare così l’impressione generale suscitata da “A Head Full Of Dreams”, settimo album in studio della band britannica pubblicato il 4 dicembre e che è riuscito a scalzare dal primo posto dei dischi più venduti persino l’intoccabile “25” di Adele. Il ritorno sulle scene con un lavoro tanto effervescente ed espansivo si identifica con una vera e propria rinascita della band, dal punto di vista artistico e personale. Per la produzione di questo LP, registrato tra Malibu, Los Angeles e Londra, la band ha deciso di affidare il proprio restyling alle sapienti mani (e orecchie) del duo norvegese Stargate (la cui firma è impressa su hit di Rihanna, Beyoncé e Ne-Yo, per citarne alcuni), in affiancamento allo storico collaboratore Rik Simpson, connubio che ha dato alla luce un disco pop coinvolgente e genuinamente edificante.

La sferzata di gioia e leggerezza contenuta in AHFOD vuole deliberatamente lasciarsi alle spalle le atmosfere di “Ghost Stories”, la parentesi catartica nella discografia della band, una magnifica opera dalle tinte cupe nella quale il frontman Chris Martin aveva sublimato una fase di particolare sofferenza e fragilità personale. Questo è invece un album che parla sostanzialmente di rinascita, a detta dello stesso Martin, la cui principale ispirazione è derivata da una poesia persiana di Rumi, “The Guest House”, inserita nella traccia Kaleidoscope, alla fine della quale troviamo anche il contributo di Barack Obama con un campionamento di “Amazing Grace”. Posizionandosi quindi all’estremo opposto rispetto al lavoro precedente, AHFOD è un viaggio che celebra la joie de vivre, con deliziose canzoni pop dichiaratamente composte pensando agli stadi, che è proprio dove i Coldplay si presenteranno con il tour mondiale in partenza la prossima primavera. E il mood da stadio i Coldplay lo mettono ben in chiaro sin dalla traccia di apertura, la title track A Head Full Of Dreams, dove bastano un paio di minuti per essere accolti dai familiari cori che la fanno da padrona durante i concerti della band e una melodia in crescendo stile epic rock degli U2. A seguire troviamo Birds, un uptempo che mantiene il tono e non ci fa mancare l’inconfondibile falsetto di Chris Martin, richiamando distintamente il quinto album “Mylo Xyloto”. Beyoncé è stata invece convocata per la catchy Hymn For The Weekend, che potremmo definire una “Princess of China” che ce l’ha fatta. Paragone basato non certo sulle sonorità – “Hymn” è un trascinante e ipnotico pezzo R’n’B, “Princess” è la più mediocre traccia pop che la band abbia mai avuto il coraggio di pubblicare – ma per il tipo di esperimento. Sorprendentemente, a Beyoncé non vengono riservati momenti di pomposo protagonismo, optando invece per una presenza più pervasiva della sua voce lungo l’intera struttura del brano. Certo, in tutto questo sentire Chris Martin cantare di quanto si senta “drunk and high” fa alzare più di un sopracciglio ma, considerando che il pezzo originariamente si ispirava a “Turn Down For What” di DJ Snake e aveva un testo che raccontava di Martin che va a spaccarsi nei club e inizia ad offrire da bere a tutti perché si sente “so f**king cool”, si può dire che il compromesso raggiunto sia decisamente accettabile.

Ma le collaborazioni non finiscono qui perché, partendo dai figli e andando ad includere partner, ex mogli e amici, si può dire che a prendere parte alle registrazioni è stato invitato un po’ chiunque capitasse in zona. Tra i featuring degni di nota c’è sicuramente quello con la cantautrice svedese Tove Lo, da cui Martin si fa accompagnare nella palpitante e nostalgica Fun, pezzo in parte de-coldplaynizzato da beats ed effetti che ci ricordano chi sono i produttori dell’album.

Army Of One è una delle sorprese più centrate, che vede un’elegante uso dell’elettronica ad accompagnamento di un’ottima prova vocale di Martin, per una traccia che entra sottopelle prima che ce ne si renda conto.

 

Adventure Of A Lifetime è invece la dichiarazione d’intenti della band, un primo singolo frizzante e tutt’altro che minimalista, che esplora la disco music sfidandovi a cercare di resistere al suo vibrante riff di chitarra. Ma per chi non fosse ancora pronto a scendere in pista, il dovuto spazio è stato riservato anche alla classica accoppiata piano-voce alla Coldplay, che fa la sua gloriosa comparsa in Everglow, un “diamante extra speciale” che funge da filo conduttore tra il passato e il presente della band, concedendo una tregua dalla generale sovraproduzione dell’album e presentandosi come un mix ben riuscito tra “Fix You” e “Strawberry Swing”.

Amazing Day si colloca facilmente tra gli highlights dell’album, una traccia fiabesca che concilia in maniera squisita melodia e testo e fa da apripista ad Up&Up, che da sola varrebbe l’intero album. Cori gospel, backing vocals che riuniscono tutti le voci presenti nelle altre tracce e soprattutto gli assoli di chitarra affidati a niente meno che Noel Gallagher, per un finale che nella versione live esplode riassumendo in quattro parole l’intero messaggio dell’album: “Just believe in love”.

 

Per concludere, AHFOD non è sicuramente un album organico come può essere, per esempio, “Parachutes”, nel quale troviamo una coerenza d’insieme che vede le canzoni fluidamente intrecciate l’un con l’altra. Allo stesso modo, sono progressivamente sbiadite anche le basi per un accostamento alle sonorità dei Radiohead, che è stato invece l’elemento sfacciatamente distintivo (e vincente) dei primi lavori dei Coldplay. A Head Full Of Dreams ha i piedi nel passato, ma la testa nel presente, in un gioco di equilibri che tra le fonti di ispirazione annovera senza paura Drake, gli Arcade Fire, la poesia orientale, il misticismo, l’elettronica, la disco music, l’epic rock.

Una vena creativa, la loro, che non sente più la pressione di attenersi ad un etichetta. Pop, rock, dance, R’n’B, elettronica, i Coldplay non si precludono più nulla. Forte di 20 anni di carriera e un’inossidabile legittimazione popolare, la band è pienamente consapevole della propria identità artistica e dell’abilità nel veicolare il proprio talento attraverso successi commerciali di qualità, ma   non per questo si rifiuta di usare forme diverse per trasmettere lo stesso messaggio.

AHFOD ha il sound tipico dell’album di transizione, sperimentale, ma non abbastanza da definire quello che sarà il percorso artistico che il gruppo intraprenderà con i prossimi lavori. Fan del rock non temete dunque, sono molti i capitoli che restano ancora da scrivere nella storia dei Coldplay.

 

TOP: Up&Up, Everglow, Adventure Of A Lifetime

FLOP: la traccia nascosta X Marks The Spot, purtroppo non nascosta abbastanza

 

Voto: 27,5/30

 

Gabriela Mandiuc


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