INTERVISTA ALEX BRAGA
Scritto da Redazione Radio Bocconi il 18 Gennaio 2022
Radio Bocconi ha intervistato Alex Braga, il fondatore di A-Live, la piattaforma su cui abbiamo di recente visto il concerto dei Coma_Cose.
Musicista, conduttore radiofonico e televisivo, fondatore e ideatore di A-Live. Possiamo presentarti in un altro modo?
“Di base, sono un artista sperimentale di avanguardia, quindi cerco di fare innovazione in qualsiasi progetto io mi butti e in qualsiasi cosa io intraprenda, anche le mie avventure imprenditoriali ad oggi vanno in quella direzione. Ora non sono più in tv e in radio perché mi sono dedicato anima e corpo alla sperimentazione con intelligenza artificiale. Ho iniziato con la creazione di A-Mint, che è la prima intelligenza artificiale al mondo ed è in grado di assecondare lo stile di improvvisazione di qualsiasi artista e di abilitarlo all’ingresso in un nuovo codice artistico di scrittura, composizione e performance. E poi A-live, che invece è la prima piattaforma italiana di live streaming immersivo e interattivo”.
Ci racconti qualcosa di più su A-Mint?
“Ho ideato A-Mint con il professore Francesco Riganti e il professore Antonino Laudani dell’università di Roma Tre ed è lo strumento musicale con cui io giro il mondo a fare concerti. È il primo esempio al mondo di intelligenza artificiale che decodifica il codice di improvvisazione di qualsiasi artista in tempo reale ed è in grado di plasmarsi su di lui come una seconda pelle e di permettergli di espandere le sue specifiche capacità all’ennesima potenza. A-Mint processa le note e le suona come se fosse tanti altri “io” aggiunti, e quindi ho la possibilità di creare quella che abbiamo definito augmented music, un nuovo paradigma musicale”.
Quando hai iniziato a lavorarci su?
“Nel 2016, ci abbiamo lavorato per circa un anno, dopodiché abbiamo debuttato a Roma Europa Festival, al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Questo progetto mi ha permesso di prendere la nomination ad Ars Electronica, l’Oscar mondiale dell’arte digitale e di andare in giro per tutto il mondo sui palchi dei Festival più prestigiosi. Grazie a questo tipo di idea siamo riusciti ad introdurre A-Mint anche come nuovo strumento nei conservatori, tra cui le più rispettabili e conservatrici istituzioni al mondo, come quello di Santa Cecilia. È stato accolto con grande entusiasmo. Prima del Covid, dovunque andassi a tenere un concerto, cercavo di agganciarci anche una masterclass nel conservatorio dell’università locale, proprio per ribadire l’idea che l’intelligenza artificiale è una straordinaria opportunità e uno strumento, dal mio punto di vista, al pari del pianoforte, della chitarra o del violoncello. Apre la via per una nuova concezione di musica classica, che è una musica che ha dentro di sé una serie di valori che fondano la vita umana, molto più alti e durevoli nel tempo rispetto al pop o al rock. L’intelligenza artificiale è applicabile a tutto”.
Parliamo di A-Live invece.
“Quanto detto prima si concretizza anche nella nuova ottica dell’idea di performance, perché la mia intelligenza artificiale nello specifico crea anche la parte visiva. Dunque da qui ci agganciamo all’idea di A-Live, cioè l’idea di avere la possibilità di rivoluzionare completamente una performance e di renderla phygital, mischiare piano fisico con quello digitale. Avremo un musicista che si esibisce davanti al pubblico, che però crea anche qualcosa di digitale che può essere fruito in maniera aumentata, sia nella venue attraverso smartphone o smartglassess, per esempio, oppure in remoto. Questo moltiplica i linguaggi degli artisti, modifica la modalità di emozione del pubblico e richiede delle piattaforme che siano in grado di sviluppare, promuovere e costruire tutto questo. Ecco, è così che è nata A-Live”.
Quando nasce A-Live quindi?
“Nasce esattamente a Marzo 2020. Io avevo il primo concerto della mia tournée mondiale al South by Southwest, Austin, Texas, credo il Festival più importante del mondo, quando tutto viene cancellato e il mondo entra in lockdown. Ho avuto tempo di pensare a cosa si potesse fare per poter tramutare questa disgrazia mondiale in un qualcosa di positivo. Ho pensato che sono 70 anni che andiamo sul palco esattamente nello stesso modo e questo non è tollerabile dagli artisti; c’è una grande necessità di rinnovamento, perché siamo nel 2022, i codici di linguaggio sono cambiati e gli artisti devono anticipare tutto questo e non parlare una lingua che il loro pubblico non parla più. Quindi ho pensato di creare la prima infrastruttura che potesse permettere agli artisti di fare tutto ciò e che potesse permettere ai fan di godere delle emozioni diverse da affiancare a quelle del concerto normale. Il phygital non è assolutamente una volontà di sostituire il concerto con le persone in presenza. Il phygital è il creare un piano digitale che conviva con quello fisico e non solo, ma si integri e lo esalti, che siano uno per l’altro, un continuo volano di espansione delle possibilità delle emozioni, e poi anche delle revenues”.
Puoi approfondire questo discorso?
“Il concerto diventa un’esperienza da vivere a 360° su piano phygital. Non esisterà più il concetto di concerto dal vivo e concerto in streaming. Qua l’idea è proprio quella di ribaltare il paradigma. In questa nuova epoca l’esibizione dal vivo va ormai pensata in questo modo: va pensata per chi hai davanti che ti vede coi suoi occhi, va pensata per chi hai davanti e vuole aumentare la sua esperienza con un device, che sia smartphone, tablet, smartglasses, e va pensata per quelli che sono in remoto. Va pensata come un unico che diventa un’opera d’arte. Quindi non si tratta di convivere con il concerto dal vivo. Quello è il passato. Il presente è questo e sul futuro ci stiamo lavorando”.
Quando ti è venuta l’idea, quali sono stati quindi i primi passi?
“Il primo è stato chiamare un mio amico imprenditore seriale dello streaming, nella Silicon Valley da vent’anni, Fabrizio Capobianco, che è il co-fondatore di A-lLive, e sottoporgli l’idea. Con lui abbiamo creato la prima proof of concept che ha funzionato e, sempre da remoto, con questa ho fatto un pitch a un piccolo fondo di Milano e così abbiamo iniziato. Da lì non ci siamo più fermati”.
Quali sono stati dei grandi artisti o dei grandi concerti che avete fatto fino ad ora, che magari meritano una menzione?
“Qualche nome tra tutti: Salmo, Elisa, i Subsonica, gli After-hours, Elodie, i Negramaro, i Maneskin, Achille Lauro, Fedez, Mahmood, Gianna Nannini e tanti altri molto importanti. I Maneskin probabilmente sono stata la cosa più importante, perché abbiamo cominciato l’idea di un cambiamento di linguaggio anche visivo: non erano più una band che si esibisce in fila su un palco di fronte a un pubblico, ma una band in circolo con una telecamera immersiva nel mezzo, che si esibisce guardandosi e quindi ricreando un’energia tra di loro clamorosa e diversissima, perché altrimenti il batterista per il 90% del concerto vede la schiena del frontman. Così invece immergiamo lo spettatore al centro dell’energia. Fino ad arrivare al concerto dei Coma_Cose, dove un concerto diventa un’opera d’arte unica e irripetibile, scritta in blockchain per vendere e ri-scambiare all’infinito, tra l’altro mantenendo sempre i diritti su ogni futura transazione dell’opera. Anche questo è un cambiamento copernicano. Il cantante non è mai stato considerato un artista alla stregua di un pittore o uno scultore, perché non produce niente di tangibile. Adesso con gli NFT il cantante diventa come Marina Abramovic, sa che può salire sul palco se ha degli argomenti e ha dei contenuti importanti da veicolare. Quindi sa che può salire sul palco e creare un’opera d’arte”.
Quali sono stati i feedback da parte degli artisti?
“Gli artisti sono felicissimi, solo che gran parte di loro ancora non sa che cosa può fare con la tecnologia. Molti di loro sono legati ancora a uno schema estremamente tradizionale e quindi paradossalmente è molto più pronto il pubblico che gli artisti. Ma questo è un lavoro di cui noi ci facciamo volentieri carico: come A-Live noi lavoriamo insieme agli artisti per creare con loro l’espressione migliore che possano dare con la tecnologia. Credo che sia una nostra prerogativa ed è una cosa che ci piace fare e che continueremo a fare”.
Quali sono adesso i prossimi progetti?
“Abbiamo un sacco di concerti che vogliamo supportare nel 2022. Un progetto che a me piace molto sul quale vorrei insistere è un progetto di social impact che stiamo portando avanti, insieme ad un’altra serie di operatori e istituzioni, che si chiama proprio “phygital stage” e che ha come scopo quello di creare la filiera della phygital music in Italia, che al momento non esiste. Nel backstage di un nostro concerto tutta la filiera tradizionale è raddoppiata e ora c’è una nuova filiera di mestieri che non esistevano prima, ovvero tutti i mestieri del phygital, le persone che lavorano per noi e con noi in A-Live tutti i giorni. Se noi saremo bravi a fare pressione sulle istituzioni affinché questi nuovi lavori vengano riconosciuti, certificati, normati, incentivati, è probabile che da qui a pochi anni possa raddoppiare il livello occupazionale dell’intrattenimento live in Italia e così anche le revenues per gli artisti e gli operatori del settore. È anche possibile che sia una crescita esponenziale, perché il phygital ti da la possibilità di applicare la scalabilità: se una venue ha mille posti, tu puoi vendere mille biglietti, invece con l’idea del phygital non hai più limiti, mantenendo sempre sotto controllo il concetto di qualità”.
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Marta Crisigiovanni