PFM – “HO SOGNATO PECORE ELETTRICHE”

Scritto da il 20 Ottobre 2021

È proprio nel Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, circondati dai modelli e dalle macchine di Leonardo da Vinci, che la PFM ha presentato il nuovo concept album “Ho Sognato Pecore Elettriche/ I dreamed of Electric Sheep” in uscita venerdì 22 ottobre.

L’album deve il titolo al romanzo di Philip K. Dick “Do Androids Dream of Electric Sheep?”, da cui è tratto il film “Blade Runner”. “Patrick e io siamo patiti di fantascienza. La scena di Blade Runner in cui il poliziotto, per scoprire se chi ha di fronte è uomo o androide, gli chiede di parlare della madre, ci fa riflettere su quello che accade oggi. È un campanello d’allarme per dire che stiamo perdendo il potere del sogno, dell’immaginazione”, racconta proprio Franz Di Cioccio, voce e batteria della band. “Non abbiamo nulla contro il progresso informatico e la tecnologia, ma dell’uso che se ne fa. Gli androidi ci sono, sono intorno a noi, sono fatti di carne ed ossa”, aggiunge poi Patrick Djivas, il bassista della band.

Da segnalare è la presenza di una doppia versione del disco: l’album, infatti, uscirà anche in versione inglese. “I testi di “I dreamed of electric sheep”, scritti da Marva Marrow, non sono la traduzione letteraria della versione italiana, quanto sfumature diverse di uno stesso concept distopico”, specifica la band. E, per rimanere in un contesto internazionale, nel disco ci sono due leggende del prog (progressive rock): Ian Anderson dei Jethro Tull e Steve Hackett dei Genesis. È con assoluta sincerità che la band racconta di quanto sia stato piacevole e naturale collaborare tra di loro, perché questi artisti hanno da subito compreso ciò che serviva nel brano in cui appaiono, “Il respiro del tempo” / ”Kindred Souls”, proprio solo come i grandi sono in grado di fare.

Una peculiare caratteristica di questo disco è rappresentata dalla scelta musicale di aprire e chiudere l’album con due strumentali, anche se nettamente diverse tra loro. Se l’ultima traccia è una jam session, fatta soltanto in nome del libero divertimento, lontana da schemi discografici precostituiti, la prima traccia è quella che a primo impatto colpisce maggiormente. In soli tre minuti, infatti, si percorrono quasi 200 anni di musica: ecco che si passa dalla musica classica a quella distopica e contemporanea, proprio per lasciare al pubblico la possibilità di immaginare ciò che verrà raccontato nelle tracce successive. È come se i due generi musicali fossero posti quasi uno di fronte all’altro, rappresentando una metafora del passaggio tra l’utopia e la distopia, lasciando scorrere in mezzo a loro il cambiamento (che sia progresso o regresso dovreste capirlo da che direzione voi immaginate la corrente di questo flusso).

Può, quindi, l’uomo, il creatore, sentirsi inferiore a ciò che ha creato? Può mai, per riprendere un’espressione usata da Cioran, diventare “fuori moda”, obsoleto, in un mondo che sembra rigettarlo? Si dice che l’uomo fa la storia, ma che la storia, a sua volta, lo disfa. Ora, risulterei parecchio ipocrita nel condannare la tecnologia mentre scrivo queste parole da un pc, così come voi lo risultereste se condannaste totalmente certe innovazioni mentre leggete questo stesso articolo proprio da un dispositivo elettronico. La band stessa non vuole mandare questo messaggio, bensì far notare che certi atteggiamenti di asservimento sono un campanello d’allarme. Vorrei che non diventassimo grigie ombre, ma che cercassimo di esserci, di lasciare una traccia del nostro passaggio ogni giorno, a ogni nostro cammino. E, in particolare, dovremmo vedere il progresso come mezzo di autodeterminazione, mai come fine, che, a mio parere, dovrebbe essere sempre l’umanità (riecheggia qui l’imperativo categorico kantiano).

Lasciandovi con queste riflessioni e in attesa dei concerti live già in programma, vi segnalo gli instore che la PFM farà per la promozione del nuovo progetto musicale:

  • 22 ottobre: Feltrinelli Genova, c/o Albergo dei Poveri
  • 26 ottobre: Feltrinelli Roma, Via Appia Nuova 427
  • 27 ottobre: Feltrinelli Milano, Piazza Duomo

Caterina Nastasi


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