Recensione Eugenio in Via Di Gioia @ Arci Ohibò – 24/04/2017

Scritto da il 28 Aprile 2017

Lunedì sera siamo stati al concerto degli Eugenio in via di Gioia all’Arci Ohibò.

In apertura Bonetti e gli Ongaku Motel che hanno scaldato per bene il pubblico.

E’ arrivato poi il momento della band torinese: salgono tutti sul palco, tutti meno Eugenio che arriva dal fondo della sala cantando l’inizio di “Sette camicie”. Si fa strada nel pubblico e poi sale sul palco.

I primi tre pezzi sono tutti del nuovo disco, poi arriva “Prima di tutto ho inventato me stesso”, uno dei brani più celebri e divertenti durante cui Eugenio si cimenta nella risoluzione del cubo di Rubik, che scivola un paio di volte e perde i pezzi. Con l’aiuto del pubblico in prima fila, Eugenio rimette insieme i pezzi e riesce comunque a completare il cubo, forse il più difficile di sempre. Segue “Emilia”, uno dei brani più acclamati.

Il momento di “Pam” è come sempre il più divertente del concerto, la band si sbizzarrisce tra jingle pubblicitari accenni a pezzi famosi, e l’ormai indispensabile rincorsa alle prugne. Nel frattempo Eugenio ha pensato bene di mettere fuori uso due setlist su 4 sgranocchiandole, la sua e quella di Lorenzo Federici. Ci pensano Emanuele Via e Paolo Di Gioia a indicare la strada, altra manciata di pezzi nuovi, tra cui “Scivola” e “Selezione naturale”, due dei brani più belli di “Tutti su per terra”. L’ultimo pezzo prima del bis è “All you can eat” che si chiude in crescendo. Il bis è solo pezzi vecchi: “Non ancora”, “Perfetto uniformato” e poi tutti giù dal palco, in mezzo al pubblico per il “Re fasullo d’Inghilterra” con cui la band saluta tutti.

Inutile dirvi che il concerto ci è piaciuto parecchio, così come il nuovo disco, in cui gli Eugenio in via di Gioia tornano ad esporre una visione del mondo e della società sull’orlo del baratro, della superficialità, dell’incomunicabilità. C’è il folk, il pop, c’è anche il rap nel featuring con Willie Peyote, brano sul tema del bullismo (quello degli adolescenti, e quello degli adulti). E poi dal vivo sono fantastici, nel dialogo continuo con il pubblico che è sempre coinvolto fino all’ultimo pezzo, un po’ come se stessero suonando ancora per strada. Insomma, se ne avete l’occasione, andate a sentirli suonare.

 

Mattia Sofo

 

La scaletta (l’ultima rimasta):

 

Sette camicie

Iceberg

Giovani illuminati

Prima di tutto ho inventato me stesso

Emilia

Obiezione

Egli

Pam

Scivola

La prima pace mondiale

Ho perso

Selezione naturale

Silenzio

Chiodo fisso

All you can eat

 

Encore:

Non ancora

Perfetto uniformato

Re fasullo d’Inghilterra

 


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