#SanremoLyricsAwards, ovvero prime impressioni sui testi in gara

Scritto da il 31 Gennaio 2017

Tra ormai meno di una settimana, saremo all’Ariston a seguire dalla Sala Stampa Lucio Dalla la sessantasettesima edizione del Festival della Canzone Italiana ovvero Festival di Sanremo.
Inutile negarlo, non stiamo nella pelle. Come di consueto, il martedì antecedente l’inizio della kermesse, vengono resi noti i testi dei brani in gara, così che i più aficionados possono iniziare a inventare melodie, per ottenere poi non poco sgomento allorché le canzoni vere saranno diverse.
Siccome registrare vari video in cui i sottoscritti si dilettano nel musicare i testi ci pareva poco professionale nonché inutile (ma se proprio volete, saremmo ben lieti di farlo, basta chiedere), abbiamo pensato che fosse opportuno commentare i testi in gara sotto forma di awards semiseri.
In altre parole, dal momento che i detrattori sostengono che al Festival vengano presentate solo canzonette, abbiamo pensato di estrapolare il meglio da quello che è stato proposto quest’anno, e, nella maggior parte dei casi, siamo rimasti piacevolmente sorpresi.
Tuttavia, dal momento che, come ci ricorda Albano, vi sono rose ma anche spine, ci pareva ingiusto non sottolineare le banalità e, in taluni casi, le frasi orribili che rimbomberanno nelle nostre televisioni – e sfortunatamente, nelle nostre orecchie – a partire da martedì prossimo.
Ecco, dunque che, dopo i pre-giudizi sulle canzoni in gara (che trovate qui https://goo.gl/iMrD2n), sono nati i #SanremoLyricsAwards.

 

FILIPPO

Testo migliore: Ermal Meta – Vietato morire

Che Ermal Meta sapesse scrivere bene, lo sanno ormai anche i muri. Che riuscisse a raccontare una storia di violenza familiare in modo così delicato ed intenso, se ne accorgeranno in molti al festival. Chapeau.

Testo peggiore: Paola Turci – Fatti bella per te

Non è il testo più banale, né il più ovvio, né il più scadente. Eppure, la trita retorica dell’amarsi e del farsi bella per se stessa ha ormai ampiamente stufato. Il termine “bella”, poi, è pregnante se lasciato quasi ermeticamente a se stesso, sorprendente e tagliente nella sua semplicità. Se ripetuto undici volte in tre minuti, risulta irritante e, purtroppo, troppo retorico.

Premio della critica: Fiorella Mannoia – Che sia benedetta

La scelta di dedicare un pezzo alla bellezza della vita è un po’ paracula, diciamocelo. Ma la penna di Amara si scopre ancora una volta eccellente, regalando sprazzi di poesia, che Fiorella Mannoia saprà – spero – esaltare con la sua vocalità.

Testo da secolo scorso: Chiara – Nessun posto è casa mia

Il problema è che il simbolismo in realtà risale a due secoli fa. Il testo è evocativo, e non ci sono dubbi che Chiara saprà farne tesoro, però leggere dadaiste parole in libertà che suggeriscono scenari un po’ distratti non può che rimandare alle corrispondenze baudelairiane, che, appunto, non sono di questo secolo.

Frase migliore: “Comunque vada panta rei, e sing in the rain” da Francesco Gabbani – Occidentali’s karma

In mezzo a introspezioni e frasi d’amore, irrompe il vincitore dei giovani nella scorsa edizioni che mette a nudo con ironia le manie degli occidentali e ci fa un po’ sorridere con frasi come questa.

Frase peggiore: “E non c’è vento che può spostare l’epicentro dei miei occhi su di te” da Alessio Bernabei – Nel mezzo di un applauso

Agghiacciante, ma che è?

Frase WTF: “Lezioni di Nirvana, c’è il Buddha in fila indiana” da Francesco Gabbani – Occidentali’s karma

Nel farci sorridere, Gabbani ci lascia comunque un po’ WTF.

Aspettativa più delusa: Fabrizio Moro – Portami via

Ebbene sì, e non è la prima volta che un testo di Moro delude non poco. Vien da pensare, purtroppo, che sia un cantautore parecchio sopravvalutato.

 

MASSI

Testo migliore: Ermal Meta – Vietato morire

È un racconto di violenza domestica e di riscatto dove a vincere è l’amore, non quello della retorica o delle canzoni banali, ma quello vero. “Non ho mai dimenticato l’istante / in cui mi sono fatto grande / per difenderti da quelle mani / anche se portavo i pantaloncini” mi ha fatto scendere una lacrimuccia la prima volta che l’ho letto… e la seconda. Ok, pure mentre lo riportavo qui.

Testo peggiore: Alessio Bernabei – Nel mezzo di un applauso

Gli autori mi avevano fatto ben sperare, ma leggendo il testo mi sono ricreduto. Trionfo di banalità, retorica ed immagini messe lì per creare una suggestione che, non solo non si crea, si distrugge.

Premio della critica: Francesco Gabbani – Occidentali’s karma

“Comunque vada panta rei… and singing in the rain” dovrebbe entrare immediatamente nel linguaggio di tutti i giorni. Il testo è un mosaico di religioni e filosofie sparse per il mondo dove gli accostamenti sono imprevedibili. Se è vero che l’ironia salva la vita, Gabbani è immortale.

Testo da secolo scorso: ex aequo Albano – Di rose e di spine e Elodie – Tutta colpa mia

Diciamo che da Albano ci si aspettava un testo del genere, quindi nulla che stupisce o dà fastidio più di tanto, ma ad Elodie voglio dire solo una cosa: “amore amore amore amore mio”, spero che a sto Sanremo ti salvi la musica.

Frase migliore: “La vita è perfetta, per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta” da Fiorella Mannoia – Che sia benedetta

Piuttosto che elogiare una tra le tante (troppe) struggenti dediche d’amore di questa edizione, mi sembra giusto premiare chi si prende la briga di parlare d’altro. Nell’epoca del maiunagioia, Fiorella Mannoia si prende il rischio di cantare la bellezza della vita, magari facendo le cose troppo semplici, ma un po’ di speranza non ci ucciderà. Cantare di cose belle è un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo.

Frase peggiore: “E’ l’amore che rende tutto pazzesco” da Chiara – Nessun posto è casa mia

Il caso di Chiara è puramente esplicativo, e prendo il suo perché è un testo che nel complesso mi è piaciuto. Tra immagini evocative di autostrade, luci e stazioni, si trovano queste frasi della profondità di una pozzanghera che danno un tocco di banalità anche ai passaggi che banali non erano.

Frase WTF: “Stanotte ho aperto uno spiraglio del tuo intimo, non ho bussato però sono entrato piano” da Alessio Bernabei – Nel mezzo di un applauso

Sarò deviato io, ma questi versi non suonano per nulla bene. Abbiamo Bernabei che nella notte si insinua in luoghi non specificati e lo fa senza avvertire. Niente, fa già ridere così.

Aspettativa delusa: Paola Turci – Fatti bella per te

Paola Turci è una delle mie cantanti preferite e lo è soprattutto per i testi spettacolari che ha scritto nella sua carriera. Non intendo dire che il testo sia brutto, ma è come quando il più bravo della classe va preparato da 7 all’interrogazione: è un buon voto, ma ci si aspettava il 10. Sono però sicuro che l’unione di ritmo, testo e melodia riuscirà comunque a conquistarmi anche grazie alla pastosa voce di Paola.

 

Analizzare i testi presi singolarmente è di norma abbastanza fuorviante. Penso che pochi leggendo “sai, la gente è sola e come può lei si consola” avrebbero urlato al capolavoro, però poi si mette la musica giusta e si crea quel capolavoro che è “Almeno tu nell’universo”; ci sono stati anche testi bellissimi che, accompagnati da una musica non all’altezza, hanno perso il loro fascino e sono passati totalmente inosservati.
Insomma, le canzoni non sono fatte solo di testi, altrimenti sarebbero poesie, ma non si può negare che un testo originale e piacevole alla lettura, senza frasi ambigue e fuori luogo (BERNABEI, STAI LEGGENDO?), rappresenta una buona dichiarazione d’intenti.

 

Filippo Colombo
Massimiliano Micali

 


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