Alessio Bernabei: un branco con un lupo solo

Scritto da il 12 Febbraio 2016

Abbiamo incontrato Alessio Bernabei all’Hotel Londra di Sanremo, in occasione della sua partecipazione al 66esimo Festival della Canzone Italiana. 

Per chi non lo sapesse – ma ormai dubitiamo che qualcosa di lui non si sappia – Alessio, ex frontman dei Dear Jack, band con cui si è classificato secondo ad Amici 2013, ha intrapreso da poco la carriera da solista e si presenta sul palco con il brano Noi siamo infinito.

 

Per te è la seconda volta sul palco dell’Ariston ed hai precedentemente partecipato ad Amici, cosa pensi ci sia di diverso tra i due sia come ambiente che come approccio sul palco; senti più competizione?

 

Sono due situazioni sicuramente diverse: il talent dura parecchi mesi mentre Sanremo nel giro di una settimana finisce. 

Nel talent c’è questa corsa per arrivare in finale, ma non si è tutti artisti: arriva poi chi ha veramente tanto da dare. A Sanremo di competizione in realtà non ce n’è molta; siamo tutti artisti che si vogliono divertire e vogliono far entrare la loro canzone nel cuore delle persone, condividiamo la stessa passione, voglia di far musica e mestiere per cui siamo avversari ma c’è questa amicizia tra noi.

 

Questo è il tuo primo anno da solista, volevamo sapere con che approccio ti vuoi presentare sul palco e se in generale stai intraprendendo una nuova direzione musicale per la tua carriera. 

 

In effetti, per quanto riguarda il genere musicale, la mia è una sperimentazione maggiore rispetto ai canoni di una band, che rimangono comunque molto chiusi. Ho tante influenze da tantissimi generi diversi e volevo mettere un po’ di tutto ciò nel nuovo album. Sono partito dal punk rock dei Green Day e dei Blink 182, per poi passare al soul di Stevie Wonder o allo swing di Frank Sinatra. 

Sarà una cosa molto curiosa ma penso che funzionerà.  

 

Nel testo del brano che porti in gara si legge “sono sempre le circostanze a fare la differenza”, quali pensi siano state le circostanze ad aver fatto la differenza nel tuo percorso artistico sino ad ora? 

 

In realtà le circostanze sono tantissime, ma alla fine quella che arriva di più è la verità: essere veri, trasparenti e sinceri. Nell’ esprimerti in una canzone le parole te le devi sentire addosso e trasmetterle senza bugie e menzogne a livello musicale e di comunicazione. 

 

L’ultima domanda riguarda il tuo contratto con la Warner. Sappiamo che hai firmato per altri tre album questo ti ha spronato o messo anche un po’ sotto pressione? 

 

Alla firma del contratto ho detto innanzitutto “Che figata!”, perché tre album con una major come la Warner che, oltre ad accogliermi subito come una famiglia, è sempre stata la mia casa discografica preferita, è veramente un sogno. Essere sotto la stessa etichetta che accoglie artisti come i Coldplay o Ed Sheeran è stato innanzitutto un onore. E non la prendo come un peso ma come una voglia di mettermi in gioco, dire “ok spacchiamo, ogni album deve essere migliore di quello precedente” quindi avanti tutta!

 

A cura di Ana Radi 

 


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