Io, lo Station e Schulz. 

Scritto da il 22 Febbraio 2016

La cosa veramente strana degli artisti di oggi è che spesso, soprattutto per quanto riguarda i DJ, se fai il loro nome nessuno sembra sapere di chi si tratti, ma quando comincia una loro canzone, nessuno sembra essere confuso. Il ritmo e la melodia inconfondibili, e spesso è impossibile non associare alcune canzoni al divertimento puro. Di elettronica non me ne intendo parecchio, ma di una cosa sono certa: mi piace fare e ascoltare radio, e quando un pezzo fa ballare, non può essere sbagliato. Per l’appunto, credo che Robin Schulz sia uno che sa bene come far ballare, dai più grandi ai più giovani. Sabato sera ne siamo stati testimoni. 

Infatti, volenti o nolenti, lui fa parte delle novità più diffuse dei nostri anni, delle nostre serate e delle nostre feste, delle nostre estati e delle passeggiate o corsette con le cuffie nelle orecchie. Ciò che conta è che quando parte “Prayer in C” o “Waves” la presa bene è a pochi centimetri di distanza! 

Così io e Marco Morreale, che quando gli ho proposto di accompagnarmi ha storto naso, occhi e bocca (cosa che faccio io quando lui mi propone concerti di rock’n’roll contemporaneo), siamo andati in avanscoperta! 

Fabrique, Milano. Un paio, se non di più, di migliaia di persone pronte a divertirsi come solo ai concerti si può fare. Robin Schulz sale sul palco puntuale, alle 23:00 spaccate. Eccolo lì, inconfondibile, con i suoi occhiali da sole saldati addosso. Si riconoscono alcune delle sue canzoni, sotto un remix improvvisato. La gente comincia a urlare, alcune ragazze salgono in spalla ai loro amici (Morreale non me l’ha permesso), parte la musica e le luci sono di grande effetto! Noi, con un po’ di fortuna al banco del bar proprio in quel momento, ne approfittiamo per prendere qualcosa senza troppa fila, e via! Non ne volevamo sapere di infilarci in mezzo alla massa tutti accalcati senza alcuna speranza di vedere niente. Così siamo rimasti indietro, su qualche gradino per stare più in alto, abbiamo visto tutto da dio! Devo ammetterlo, i primi pezzi non li conoscevo, Robin Schulz ha fatto 4 album e molti remix con artisti diversi, tra cui Mr Probz e Lilly Wood and The Prick, spopolando negli ultimi due anni con alcune hits che astutamente ha tenuto per la fine del concerto. Inutile descrivere me e Morreale quando, entrando in bagno dopo averlo faticosamente trovato, sentiamo “Sugar” che comincia. Non c’è spazio per i bisogni fisiologici! Tornati indietro immediatamente, #SchulzTiAmiamo e avanti così senza pudore fino alla fine del concerto, con la sensazione di pace e serenità di “Reality”. Per quanto non lunghissimo è stato meraviglioso! Ringraziamo Vivo Concerti per l’occasione concessa, e speriamo possano essercene altre.  

La magica atmosfera di occasioni come questa non può lasciare indifferente, e così non è stato per noi. Si è lì per lo stesso motivo, e si cerca la stessa musica, almeno quella sera. Chi ama la musica sa che non conta quale genere ascolti, ma le pazzie che fai per sentirlo. I concerti saranno sempre bellissimi, e finchè ci saranno io e “lo Station” saremo in prima fila. No, sto scherzando, assolutamente in fondo, si balla meglio e la birra è più vicina!

 

A cura di Beatrice Albanese

 


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