Dente e Guido Catalano: almeno una volta nella vita bisogna vederli!

Scritto da il 7 Marzo 2018

L’evento “Dente e Guido Catalano: contemporaneamente insieme” del 3 marzo si è svolto al Base Milano, locale ormai molto popolare tra i milanesi per l’enorme spazio interno, efficace sia per lo studio, sia per aperitivi ed eventi.

Siamo arrivati alle 20.45, l’inizio era previsto per le 21.30 ma, come consueto, gli artisti iniziano sempre con una mezz’ora di ritardo!

La sala non era quella principale del Base ma la Sala B: lunga, stretta e piena di sedie; a nostro parere non troppo azzeccata per l’evento perché costringeva gli ultimi arrivati a sentire bene ma vedere molto poco.

 

Tralasciando dettagli tecnici e di ambientazione, le registrazioni audio delle parlate di Dente e Guido Catalano aprono i sipari. I primi minuti sono un’alternanza tra la lettura di poesie di Guido e il cantare di Dente. I due si alternano solo dopo gli applausi e il tutto appare molto statico, anche se entrambi svolgono a pieni voti i loro rispettivi compiti. Capiamo dagli audio che l’evento era stato volutamente programmato in questo modo e che presto qualcosa sarebbe cambiato…

 

A rompere la regolarità delle esibizioni è proprio Guido che finalmente parla al pubblico, lo saluta e introduce la poesia successiva. Tiriamo un sospiro di sollievo anche noi!

Fino a quel momento eravamo sull’attenti, eravamo preoccupati, non sapevamo cosa aspettarci dall’ esibizione e, a primo impatto, ciò che accadeva sul palco non ci era sembrato connotativo della loro ironia e comicità.

 

Finalmente si rompono gli schemi, Dente e Guido si alternano con leggerezza, con dinamicità e spontaneità. Incominciamo a ridere, ma ridere davvero e non solo per il riso buffo di chi sta dietro di noi.

Ridiamo per le parole di Guido, per la sua parlata.

Ridiamo per le battute di Dente.

Ridiamo per la scherzosa storia d’amore fra i due.

Ridiamo per le immagini che ci evocano nella mente.

Ma riflettiamo anche tanto, un’atmosfera che rilassa, che evoca e incanta.

 

Ecco che allora ci rendiamo conto del perché ci troviamo lì!

Guido Catalano possiede un’innata e sublime capacità oratoria, la sua parlata è buffa, le sue poesie sono leggere ed ironiche ma contengono tante delusioni d’amore e verità. È così strano trovare un poeta che faccia ridere, con tale ritmo e pathos. Guido è un poeta che ironizza con apparente facilità la sua persona, che ama il suo lavoro ed il suo pubblico. Il suo repertorio si è arricchito di nuove poesie rispetto alle esibizioni degli scorsi anni e così riesce a mantenere la freschezza sempre avuta.

Dente: oggi è protagonista, attore, comico, musicista, cantautore e cantastorie. Con il suo senso dell’umorismo, la sua intonazione e la sua eleganza ci ha catturati, ammaliati. La sua ironia è sottile, il suo ritmo è perfetto, interviene con estrema puntualità, parla bene, canta meglio e suona sia chitarra che pianoforte.

 

Il mix di poesia e musica funziona, le due arti son ben amalgamate e si alternano con maggior velocità e coordinazione. Guido e Dente si assomigliano molto nel modo in cui parlano, nelle immagini che evocano, hanno una simile vena ironica e il pubblico lo percepisce.

Abbiamo particolarmente apprezzato il momento “relax” che li ha visti seduti su sedie al centro del palco e durante il quale si sono scambiati parole, battute e citazioni di famose canzoni italiane.

 

Quindi… eravamo spaventati dal risentirli una seconda volta (la prima volta insieme erano all’Alcatraz un anno fa) e credevamo che si ricreasse un po’ la solita scenetta… invece no e ne siamo rimasti colpiti!!

Hanno catturato la nostra attenzione, erano bravi, spontanei, a tempo, divertenti e divertiti!

È stato imprevedibile anche il momento in cui ci hanno fatto scrivere poesie d’amore su delle cartoline, da loro consegnateci ad inizio spettacolo, e che ha reso gli spettatori ancora più partecipi!

E, per la serie delle grandi citazioni: “Chi dimentica, non ricorda” Cit. Dente

Andateli a sentire, almeno una volta nella vita, si deve!

A cura di

Alessandra Bolchini e

Simone Tedesco

                                                                 

 

 

 


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