John Pizzarelli is back: un atteso ritorno per JazzMi 2016

Scritto da il 1 Novembre 2016

John Pizzarelli. Sedetevi, e statelo ad ascoltare. Sicuramente avrà qualcosa da dirvi… Ancora meglio se gli date in mano una chitarra. Perché John suona. Suona e canta. Suona e canta jazz. Ma sarebbe riduttivo relegarlo all’atto del suonare e cantare jazz. Certo, già il farlo contemporaneamente potrebbe essere considerato motivo di apprezzamento. Il farlo in maniera efficace, poi, potrebbe suscitare ammirazione. Il farlo come lo fa lui, però, merita semplicemente ascolto. Non basta sentirlo, bisogna ascoltarlo. E vi garantisco che se lo merita tutto.

È lui, John Pizzarelli, che è riuscito a produrre circa venti album con stampato su il suo nome. È lui, John Pizzarelli, che ha reinterpretato decine e decine di standard jazz, sempre in maniera diversa, sempre con differenti sfumature. Certo, poi, essere il figlio del buon Bucky Pizzarelli, chitarrista jazz e famoso sperimentatore della chitarra a sette corde, di certo non è stato ininfluente. Nascere nel jazz, crescerci e farci amicizia già da tenera età, un po’ ti cambia la vita, anche e soprattutto quella professionale. Tant’è che John iniziò da ragazzino a suonare la chitarra e, con gli anni, scoprì di avere anche una voce piacevole all’ascolto, pulita, incisiva… E ne fece la sua fortuna. Tanti, infatti, sono i chitarristi jazz degni di apprezzamento ed ammirazione, ma pochi, tra questi, possono vantare la stessa versatilità che è propria di John Pizzarelli. Vederlo suonare e cantare è strabiliante. E lo è per la naturalezza con cui lo fa. Ce ne siamo accorti al Blue Note di Milano, lo scorso anno, e non credo passerà inosservato durante la sua esibizione in occasione del festival JazzMi, sempre al Blue Note. Quando John entra in scena, riesce a ricreare un’atmosfera tutta sua, pacata e frizzante, spontanea e coinvolgente, che non è di certo stata ignorata dai tanti amanti del genere più agrodolce al mondo, il jazz.

Tantissimi gli apprezzamenti da lui ricevuti da parte della critica durante la sua carriera, così come tanti sono stati i generi da lui esplorati, pur mantenendo sempre i canoni classici jazzistici come perno attorno al quale ricamare trame inedite. Un po’ come quando ha preso i Beatles e li ha incipriati nello swing, dando vita all’album “Meets the Beatles”. O come quando ha ripreso alcuni dei brani di Nat “King” Cole, raggruppandoli poi in “Dear Mr. Cole”, da molti considerato come il suo miglior album. O come quando ha dedicato un intero album alla bossa nova, una delle sue passioni. O come al solito, quando suona, quando canta, e riesce a dare un colore inedito a brani sentiti e risentiti interpretare da centinaia di artisti…

Ma con lui è diverso.

Perché John Pizzarelli sorride quando canta. Ed il pubblico non può che divertirsi con lui.

Prendetevi qualche minuto, e statelo ad ascoltare.

 

Pierdomenico Laviola


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