Le pagelle della quarta serata

Scritto da il 10 Febbraio 2018

La quarta serata di festival è stato quanto di più articolato si potesse immaginare. Le esibizioni dei 28 artisti in gara si sono susseguite ad un ritmo serratissimo fra la coronazione del vincitore delle nostre matricoline e la presenza di “magistrali” esterni ad accompagnare i nostri campioni.

La prima mezz’ora di festival è dunque dedicata ai giovani, che si esibiscono di fila uno dopo l’altro. La prima canzone è Bianca, portata da Leonardo Monteiro. Il giudizio rimane invariato: la voce c’è, il vitrtuosismo finale è impressionante, ma la canzone, nonostante abbia padri d’eccellenza, non è all’altezza del festival e non riceve alcun riconoscimento. Al contrario, la “Specchi Rotti” di Alice Caioli convince la sala stampa Lucio Dalla, quella che annovera più giovani fra i giornalisti, un segno della volontà degli under 30 di ascoltare ancora qualche parola d’amore. “Il Congiuntivo” di Lorenzo Baglioni non sarà una canzone da festival ma sicuramente è una di quelle che rimarrà in testa a molti di noi. Definibile come “trash culturale”, il mix tra la melodia catchy e le rime (fin troppo) educative più che sul palco dell’Ariston vi assicuriamo che troveranno il giusto seguito in TV: Sky avrà perso la serie A ma ha guadagnato un Lorenzo Baglioni. Voce soul, calda e passionale, sul palco Giulia Casieri dimostra molto più dei suoi 20 anni. Il brano non è tecnicamente complesso ma la peculiarità della sua voce lo rende piuttosto interessante. Dal rap al femminile alle note più melodiche, lei è unica nel suo genere. Quante ce ne sono in Italia di ragazze così? Possono contarsi sulle dita di una mano. Tanta fiducia per Giulia, che per essere classe 95 ha veramente tanta strada davanti. Altra stella fra le nuove proposte è certamente Eva: microfono abbinato al vestito, ai capelli, al rossetto, alla rosa sulla spalla sinistra. Tutto quadra, la voce è perfetta. Purtroppo il testo di Giuliano Sangiorgi non riesce a riflettere appieno la personalità della giovane e ci lascia desiderare di più.

Si giunge quindi al podio. Va come va, va come va. E come va? Molto bene per Mudimbi, che ancora una volta porta una incredibile carica di adrenalina sul palco dell’Ariston. Il Mago è giovane, fresca e si fa ascoltare meritando il terzo posto in classifica. Risponde alla domanda anche Mirkoeilcane: “Stiamo tutti bene”, ma la verità nascosta è un’altra. Il suo testo è non è facile, perchè, per un bambino, facile non è doversi trovare su un barcone in mezzo al mare. Mirko è lì fermo, non si muove, non vuole far ballare, vuole solo arrivare ai cuori di tutti. E’ l’unico a tenerci incollati ai teleschermi senza troppe acrobazie vocali, il segreto sta nella profondità delle parole. Oltre al secondo posto in classifica, si aggiudica il premio Mia Martini e noi ci avremmo scommesso qualsiasi cosa.

Chi ci rimane? La serata di ieri ha dimostrato una cosa: è proprio vero che gli ultimi saranno i primi. è infatti Ultimo ad aggiudicarsi il primo posto nella classifica di Sanremo Giovani, emergendo ancora una volta per il modo in cui risulta capace di dominare il palco. Niccolò, nonostante la giovanissima età, riesce ad emozionare con il suo dolcissimo “Ballo delle incertezze”. Il 30 e lode che gli avevamo assegnato nel corso della terza serata è stato propiziatorio giacché è lui ad ottenere l’ambito 110 e lode fra le matricole di quest’anno. Onore dunque al vincitore, che dedica la vittoria a suo fratello, impegnato in una durissima lotta contro la malattia.

Inizia così la seconda parte della serata, forse il momento più atteso di tutto Sanremo, i duetti, che hanno visto la presenza di ospiti d’eccezione italiani ed internazionali.

 Non ci impressionano purtroppo le colonne portanti della musica italiana. Il duetto di Vanoni, Bungaro e Pacifico con Alessandro Preziosi è male assortito, a dimostrazione che a volte gli attori dovrebbero limitarsi a fare il loro mestiere. Anche Giusy Ferreri, nonostante sia una cantante affermata, non riesce a rendere giustizia al duo FacchinettiFogli, mancando di energia in un pezzo che tanto ne avrebbe avuto bisogno.

Demerito anche per Max Gazzé, o meglio per chi si è occupato dell’organizzazione del palco nella sua esibizione. Rita Marcotulli al piano e Roberto Gatto alla batteria sono musicisti fantastici, geniali, esponenti del jazz italiano nel mondo, ma perché sono lì dietro, sotto luci rosse che li fanno confondere con le quinte del palco? In più forse avremmo desiderato per questo pezzo una seconda voce a supporto del bassista, quel qualcosa che purtroppo è mancato. Invece la scelta di Barbarossa probabilmente non risulta essere troppo appropriata. Seppur romantica, “Passame er sale” è scritta in un romanaccio che poco sembra addirsi alla figura elegante di Anna Foglietti.

Sulla falsariga di Max Gazzè, anche Mario Biondi porta sul palco dei veri professionisti tra cui una stupenda voce brasiliana per farsi accompagnare. Calde e profonde, la fusione dell’italiano con il portoghese su note jazz ci trasporta in un’altra dimensione. Sfortunatamente l’Ariston non è il luogo adeguato per questo tipo di musica, ma la performance è oggettivamente qualcosa di magnifico. La  giuria purtroppo non li ha apprezzati, ma gli amanti del jazz saranno rimasti piacevolmente sorpresi dalla presenza di Mario che ha  portato qualcosa di molto diverso in questa edizione del festival.

Rimpiangono probabilmente le loro scelte Giovanni Caccamo e Noemi, i quali si sono lasciati sopraffare dalle loro compagne di duetto, rispettivamente Arisa e Paola Turci. La canzone di Noemi sembra infatti essere stata scritta per Paola e solo Arisa riesce con il suo vibrato a portare l’emozione giusta ad un brano altrimenti piatto. In entrambe le performance le voci straordinarie delle cantanti finiscono con il marginalizzare i concorrenti in gara, e alla fine un po’ soffriamo per la loro assenza da questa competizione.

Non commettono errori di sorta, ma allo stesso tempo non emergono dalla rosa dei magistrali i duetti di Ron, Renzo Rubino e Annalisa. Neanche la presenza di Alice è riuscita a farci godere un pezzo a cui solo il grande Lucio Dalla avrebbe potuto rendere giustizia. Renzo al piano, affiancato da Serena Rossi, invece, ci dona una performance migliore delle precedenti ma non riesce comunque ad essere indimenticabile. Stesso discorso per Annalisa e Michele Bravi. L’amicizia fra i due è chiara e i loro grandi occhi da bambini si specchiano durante tutta la durata del brano. Le voci sono pulite e precise, la coppia è bella da vedere e da ascoltare, ma la carenza di contenuti del pezzo, purtroppo, gioca a scapito della cantante.

Ma ora basta critiche e passiamo alla parte alta della nostra classifica. Iniziamo da Red Canzian con Marco Masini: è mai possibile che una delle canzoni più energiche di questo festival sia cantata da degli ultracinquantenni? Senza fiato corto, calcano il palco come se ne avessero la metà.

Le Vibrazioni con Skin, poi, hanno spaccato. Le due voci si fondono in un mix perfetto. A scoprirla prima, Francesco Sarcina l’avrebbe sicuramente chiamata per qualche collaborazione in diversi album. La voce graffiante della leader degli Skunk Anansie sembra fatta apposta per le canzoni delle Vibrazioni. Sarcina & Co. da ultimi in prima serata a primi in penultima, posto meritatissimo per loro e per il super ospite duettante.

Notevole anche la performance de Lo Stato Sociale. Per un pezzo che sembra essere di per sè puro cabaret, Lodo invita proprio un comico. Paolo Rossi più che duettare, dialoga con il frontman del gruppo indie. Anche il ritornello in versione non explicit per il Piccolo Coro dell’Antoniano piace e diverte donando un’ulteriore nota di leggerezza al pezzo.

Fra i nostri preferiti anche i Decibel, che scelgono di farsi affiancare dallo scozzese Midge Ure degli Ultravox. Arrangiamento spettacolare, i Decibel portano sul palco dell’Ariston vere sonorità rock. Costretti a ricominciare dopo poche battute a causa di problematiche tecniche, si piazzano comunque di diritto fra i primi per quanto riguarda i duetti della serata. La Gibson SG di Ure porta ancora più carica nella Lettera dal Duca e quando la sua voce si unisce a quella di Ruggeri, il cantante d’oltremanica sembra far parte della band da sempre. Decisamente incomprensibile la scelta degli “esperti” di posizionarli in zona rossa.

Le sonorità partenopee di “Il coraggio di ogni giorno” si fondono con la vocalità dell’ospite Mauritano. Enzo Avitabile Peppe Servillo scelgono Daby Trourè e l’intera troupe degli Avion Travel. La malinconia del pezzo, ieri a metà fra Napoli e l’Africa, riesce ancor di più a toccarci nel profondo.

Molto bravi anche i The Kolors, che per l’esibizione di ieri sera hanno richiesto l’accompagnamento del grandissimo batterista italiano Tullio De Piscopo e del giovane Enrico Nigiotti, chitarrista di tutto rispetto che ha fatto la sua fortuna ad X-Factor. Le percussioni e la chitarra elettrica aiutano la band di Stash a rendere la loro Frida ancora più energica. Peccato per la poca partecipazione dell’Ariston quando chiamato ad alzarsi in piedi dal frontman del gruppo. Probabilmente il pubblico in sala non era quello adatto a questo tipo di coinvolgimento ma noi apprezziamo il tentativo.

Lasciano alle spalle i suoi distorti e puntano all’eleganza e alla delicatezza Sergio Cammariere e Nina Zilli. Le sue dita danzano sui tasti di quel pianoforte e Nina non può che aspettarlo, anche qualche battuta in più, per il suo intro ad inizio brano. Insieme raggiungono una raffinatezza indescrivibile. Nina con l’aiuto di Sergio riesce a metterci ancora più passione, ancora più anima. “Senza appartenere” diventa per un attimo anche sua e Nina può solo sentirsi onorata. Fantastici.

Neri per caso, ma vestiti interamente di bianco, Elio non perde la sua ironia neanche nella scelta dei duettanti. Le loro voci sono anche meglio dell’orchestra e rendono l’addio di Elio e le storie tese ancora più solenne, a tratti trionfale.

Per ultimi citiamo i nostri preferiti di ieri. Ermal Meta e Fabrizio Moro hanno scelto Simone Cristicchi, già vincitore del Festival nel 2007, per farsi supportare nell’interpretazione del loro brano. La lettura della lettera del marito di una delle vittime della strage del Bataclan da parte di Cristicchi rende la performance un momento carico di drammaticità e commozione. Ieri come non mai “Non mi avete fatto niente” è diventata un inno potentissimo contro la paura.

Insomma la penultima serata di Festival è stata carica di emozioni, classificandosi come la più lunga ed entusiasmante di questo Sanremo 2018.


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