Pagelle (in trentesimi, siam pur sempre universitari) della prima serata di Sanremo 2017

Scritto da il 8 Febbraio 2017

Ieri il Festival è iniziato, ufficialmente. Basta recensioni, testi e conferenze, entriamo nel vivo della vicenda con l’anima del festival: le canzoni. A ricordarci che Sanremo vive di musica è stato il medley iniziale con il quale sono state ricordate le canzoni che sono passate alla storia pur non avendo vinto il Festival; in Sala Stampa partono diversi applausi, specialmente per i cantanti che non ci sono più, anche perché sentire Lucio Dalla nella Sala a lui dedicata fa un certo effetto.

Nel 2017 ricorrono anche i 50 anni dal suicidio di Luigi Tenco, e a ricordarlo è un emozionante ed emozionato Tiziano Ferro che prende particolarmente anche grazie all’eccellente gioco di luci, capace di fare sembrare l’esibizione un videoclip e non un’esibizione live. Dopo Ferro non c’è tempo per gli applausi e si parte subito con l’omaggio dell’orchestra a Tenco con Vedrai Vedrai, dopodiché entra Carlo Conti, si presenta Maria De Filippi, magari un po’ troppo ingessata, e si apre la gara. Dal momento che, come detto all’inizio, il Festival vive prevalentemente di canzoni, abbiamo deciso di dare tutta l’attenzione alla musica, proponendo una pagella in trentesimi (da bravi universitari).

 

Giusy Ferreri: io magari con lei sono un po’ di parte perché mi fa simpatia e la sua voce dark mi piace. Si capisce che il pezzo non è da live, ma una canzone pronta a monopolizzare le radio. Si poteva fare di meglio, ma la cassiera del mio cuore ha sempre il suo perché. Voto 24

Fabrizio Moro: le aspettative sono altissime e Moro entra col fascino di un ragazzo dei centri sociali vestito per un gala. Per carità bravissimo, ma eravamo tutti lì ad aspettare che la canzone salisse di tonalità, si aprisse e ci mettesse la pelle d’oca, ma abbiamo aspettato invano. Non prende del tutto. Il voto dell’esibizione al festival sarebbe 26, ma dopo averlo ascoltato dal vivo durante un intimo show case cantare a piena voce il voto non può che essere 30. Una garanzia che ha risentito, come comprensibile, dell’emozione della prima sera.

Elodie: sinceramente non le avrei dato assolutamente fiducia, ma lei sale sul palco con una canzone molto classica e la sua bravura dal vivo e la presenza scenica pazzesca e sincera la aiutano moltissimo. Magari in studio non rende, però sul palco prende. 27 più che meritato, soprattutto per l’effetto sorpresa.

(Piccola pausa, quella di Giusy Ferreri ha il ritornello appiccicoso.)

Lodovica Comello: si parla di lei ed immediatamente i conduttori mettono in evidenza che la musica forse non è la priorità per Lodovica e l’idea che passa è che sia al Festival per fare curriculum, come una stagista qualunque. La canzone sembra uscita da un film Disney, ma non della migliore qualità. Se fossimo ad un esame, le direi di ritirarsi e presentarsi al prossimo appello.

Fiorella Mannoia: alzo le mani e con le lacrime agli occhi dico che il Festival va chiuso: continuare è accanimento terapeutico. Il voto è 8, ma va ruotato di 90°.

Alessio Bernabei: ha la sfortuna dello studente che è interrogato dopo il genio. Si apprezza l’impegno, ma il termine di paragone lo distrugge. Cerco di essere oggettivo quanto posso. La canzone non è niente di che, ma mi è sembrata meglio di quelle precedenti. Gli diamo 20 e se ne farà una ragione.

Al Bano: un’aria operistica. Se uno pensa ai recenti problemi di salute e all’età apprezza la precisione vocale, anche quando viene meno. Dopo il primo ritornello sembra abbastanza piatta e l’acuto finale sembra distruggerlo fisicamente. 28 per l’impegno e la carriera.

Samuel: come ci si aspettava Samuel porta l’eleganza vestita di elettronica. Funziona, ma magari ci si aspettava un plus che non c’è stato. 28 (meritatissimo, non è un premio alla carriera come per Albano).

Ron: se avessi ascoltato il solo arrangiamento l’avrei scambiata per una canzone di Tiziano Ferro. Eccessivamente Sanremese e passa anonima. 24 (e alcuni voti sono stati regalati per via della frase “nei miei occhi l’America, nei tuoi passi l’Oriente”)

Clementino: conosco poco il genere. Il testo era meritevole e ci aspettava di più, dal momento che non scorre come dovrebbe. Troppo sanremese per Clemente e simile allo scorso anno. 23.

Ermal Meta: canta la canzone con la voce emozionata con cui dovrebbe essere cantata, per avere la lode dovrebbe essere un po’ più preciso. La forza del brano è il testo che commuove. Io sono di parte perché lo adoro, sono sensibile ed ho la lacrima facile. Il 30 è meritatissimo.

 

Per quanto riguarda le ospitate, preferisco non mettere voti, ma stilare una piccola classifica:

Al terzo posto i Clean Bandit(s), col merito di aver fatto ballare l’Ariston (o almeno di averci provato).

Al secondo posto il duo Cortellesi-Albanese, che cantano una canzone sicuramente migliore a metà di quelle in gara e la cantano e interpretano meglio di come fa la metà dei Big. Geniale la scelta di riprendere i più celebri duetti Sanremesi, ma tra i due c’è un’intesa sicuramente maggiore di quella tra Anna Oxa e Fausto Leali. Con Fiumi di Parole è partito l’applauso.

Al primo posto Tiziano Ferro e Carmen Consoli. Se devo essere sincero, è dovuto principalmente a Carmen Consoli, incantevole nel suo vestito bianco e nero. Sarà un po’ blasfemo, ma era quasi come se fosse l’apparizione di una Madonna di quelle edicolette tanto diffuse nella sua Sicilia.

 

A cura di Massimiliano Micali


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