Pagelle (in trentesimi, siam pur sempre universitari) della seconda serata di Sanremo 2017

Scritto da il 9 Febbraio 2017

La seconda serata di Sanremo reca con sé inevitabilmente meno entusiasmo della prima. Non per i vostri #BitchBoys, che carichissimi in sala stampa sono partiti con applausi fragorosi fin dalla campionessa dell’Eredità che ha indovinato la ghigliottina (noi pure, ndr).

Aprono la serata, come di consueto nell’era contiana, i Giovani. Nuovo format, quest’anno: un girone a quattro, e due accedono direttamente alla finale.
Le canzoni, com’è costume da qualche anno, già si conoscono, per cui poche sorprese. Per noi che ci eravamo seguiti live le selezioni dei Giovani, rivedere le identiche clip introduttive per ogni candidato è risultato non poco superfluo.
Mirage spicca per originalità, Guasti non convince fino in fondo, Braschi ironico e diverte, Lamacchia Caccamo-Iuratese ma in sala stampa c’è euforia.
L’eliminazione di Mirage appare, francamente, inspiegabile, anche se la sala stampa Lucio Dalla non ne era stata rapita (ma tanto, non vota, quindi si tratta di un campione della giuria demoscopica, semmai, ma ne riparliamo sabato).

 

Parte la gara dei Big, che catalizza decisamente più attenzione e coinvolgimento.

Bianca Atzei: Brano di una banalità disarmante, il contrasto tra l’aspetto fisico e la voce disturba, ma la presenza scenica la salva non poco. La Sala Stampa (almeno, i maschi, ndr) applaude convinta. 18

Marco Masini: vocalmente peggio della Ferreri ieri sera. Le aspettative per il pezzo erano alte, dati i commenti positivi quasi unanimi. Lo rimandiamo, perché lo vogliamo ascoltare inciso in studio. (mutatis mutandis, hai studiato ma puoi dare di più e ti stimolo dandoti appuntamento al secondo appello).

Nesli e Alice Paba: Nesli non canta, per limiti tecnici evidenti. Durante l’esibizione uno schiena contro schiena che ricorda le migliori TaTu (sì, quelle di All the things she said),  meno ironicamente una canzone con poco sale. La voce di Alice Paba risalta, gradevole e molto intonata, ma il brano nel complesso non esiste. Un tono sopra e con un maschio intonato, poteva essere qualcosa, ma si deve votare ciò che esiste, non ciò che si desidera nel mondo ideale in cui le giornate a Sanremo si dividono tra mare e stand Ceres con Mara Maionchi. Bocciati.

Sergio Sylvestre: con una voce del genere cosa gli si può recriminare? E poi, dopo le tre d’apertura, lo si apprezza ulteriormente. Cita inconsapevolmente l’onnipresente Anna Tatangelo (che a casa, quando parte il “con teee”, rimpiange ancora d’aver speso tutta la sua età). Il coro gospel alla fine fa la sua figura e gioca a suo favore, il testo e l’arrangiamento però rimangono un po’ involuti. 27

Gigi D’Alessio: Gigi fa Gigi. E’ un bene? E’ un male? Non ci importa particolarmente? Gli applausi ironici di circostanza invadono la sala stampa, ma è difficile giudicarlo. 25, premio alla coerenza di fare Gigi da vent’anni senza mai una delusione.

Michele Bravi: Movenze uguali a quelle di Noemi, ma il brano c’è. Orecchiabile, ben cantato, presenza scenica non male, probabilmente non abbastanza per il podio, ma s’è sentito di peggio. 27

Paola Turci: Nek, nel 2015, aveva un brano energico che è arrivato secondo perché faceva ballare e rompeva la monotonia. Paola Turci porta quella stessa energia, caricata di un testo che, cantato, si fa intenso e molto meno banale rispetto a quando viene solamente letto. Voce molto precisa, ritmo coinvolgente. Funziona molto, le si legge l’emozione negli occhi, è sincera. 29

Francesco Gabbani: Si balla, si canta, si salta, ci si diverte, arriva la scimmia, si ride, l’orchestra grida alè, la sala stampa pure. E siamo ancora a Sanremo, anche se pare strano. La vogliamo in finale, sul podio pure. 30

Michele Zarrillo: Se Gigi fa Gigi, con altrettanta encomiabile coerenza Zarrillo fa Zarrillo. Arriva dopo il medley di Giorgia, e questo non gli fa bene, la canzone, sinceramente, nemmeno, e insomma se ne esce un po’ anonimo senza aver lasciato di sé traccia (come pioggia sulla neve, direbbe il Sangiorgi). 25

Chiara: Chiara canta benissimo, e può cantare ancora meglio di così. Ma la canzone non parte, non rimane nel cuore, non colpisce, rimane lì sul palco con Chiara, e noi restiamo così, confusi. Se non canti come lei, una canzone così non te la puoi permettere. Ma cantare come lei, purtroppo, non necessariamente significa dare un’anima a questo brano. 26, con possibilità di ritrattare

Raige e Giulia Luzi: Coerenti. E’ un duetto che ha senso, lontano dai duetti sanremesi tipo Di Tonno-Ponce e Oxa-Leali, ma è un duetto che è un duetto con coerenza integerrima. E siccome oggi si premia la coerenza, e la canzone rimane in testa e carica pure alle 23.56, un meritato 28

 

Se Sanremo dura fino a notte, si sa che non è solo perché cantano in undici, pertanto anche stasera non ce la sentiamo di salutarvi senza un nostro insindacabile Best 3 dell’extra-gara.

Al terzo posto, Crozza che fa ridere e divertire. Copertine di durata giusta, e le durate giuste e il festival, per esser autoreferenziali, son più Nesli-Paba che Raige-Luzi.

Al secondo posto, il bacio tra Maria De Filippi e Robbie Williams, che anche grazie ai “Poppi Wippiap se te pijo” costanziani che invadono il social ha lasciato il segno.

Al primo posto, il medley di Giorgia. In questi casi, come ricorda il social, di solito si dice che vincerebbe Sanremo anche se ruttasse. Ma noi siamo fini, e non lo diciamo. Ops.

 

Filippo Colombo


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