QUALE CAPITALISMO PER QUALE ECONOMIA?
Scritto da Redazione Radio Bocconi il 3 Dicembre 2021
Quale capitalismo per quale economia? Questo è l’interrogativo che ha azionato il dibattito della plenary session tenutasi alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli il 30 Novembre 2021 durante gli European Feltrinelli Camp.
Carlo Feltrinelli, Presidente della fondazione, ha tenuto il discorso di apertura, esponendo i concetti cardine dell’iniziativa internazionale di quest’anno, chiamata, quasi ironicamente, Sarabanda. Un insieme di proposte e working groups con fulcro alcuni dei temi più attuali che, se affrontati oggi, potrebbero dare molti più risvolti positivi domani. Siamo alla fine del secondo anno di piena crisi pandemica, e poi? Cosa succederà alla nostra economia? Quali strascichi lascerà, non solo a livello economico, ma anche sociale ed umano?
L’arrivo della nuova variante Omicron ed il divario sempre più crescente tra un nord del mondo, sempre meno produttivo, ed un sud, con estremo potenziale ma economicamente instabile, che necessita di linee guida, devono essere priorità per la ripartenza necessaria di una crescita economica e politica, stando al passo con la trasformazione del socialcapitalismo in neocapitalismo. I brevetti dei vaccini e l’accesso alle cure mediche rappresentano un problema di base per l’avvicinamento tra nazioni storicamente e politicamente distanti, così come la capacità nell’affrontare il surriscaldamento globale, contrastandolo senza impedire il corretto sviluppo socioeconomico. Antonio Magli, a capo del programma Eni Joule, ne parla nello specifico, introducendo le nuove politiche che spingono la compagnia ed, in generale, il sistema per affrontare il cambiamento, basandosi sulla natura della trasformazione umana, superando i limiti imposti e utilizzando l’immaginazione, per comprendere meglio la visione di più stakeholders possibili cercando un punto di incontro.
Allora quale migliore nazione prendere come oggetto di studio per la ripartenza, se non quella dove tutto è cominciato: la Cina. Francesco Manacorda, in qualità di moderatore ed inviato di Repubblica, ha intervistato Isabella Weber, assistente in economia alla Massachusetts Amherst University, e Orsola Costantini, UNCTAD, sul comportamento economico della Cina, le riforme messe in atto ed il labile rapporto tra pubblico e privato. Questa megapotenza dell’est ha applicato, già da prima della pandemia, un radicale cambiamento nella propria proposta internazionale e di commercio, accentuando il fatto a seguito e durante la pandemia, sfruttando l’inefficienza di alcuni settori mancanti all’estero per riabilitarsi. La più grande riforma è stata però interna, ove la privatizzazione ha aiutato e agevolato esponenzialmente il pubblico, per far fronte alle varie difficoltà finanziarie e sociali affrontate durante i mesi di isolamento e nei successivi per la ripresa economica. La dualità di questo rapporto vincolante, in cui è necessaria l’esistenza dell’uno per l’altro, porterebbe molti più benefici, se non fosse per l’utopica fiducia che lo Stato dovrebbe dare ad un inaffidabile ed egoista privato e gli stanziamenti incerti dello Stato verso di esso. Necessarie sarebbero più linee guida internazionali che supportino ed incoraggino l’esportazione, la pianificazione e, soprattutto, l’interdipendenza degli Stati, sia in politica estera che in politica interna. La Global Growth non può essere controllata, ma si basa su ciò che le altre nazioni fanno, per questo andrebbe maggiormente regolamentata, dando maggiore spazio e risorse a paesi in via di sviluppo o da sviluppare, che porterebbero maggiori benefici rispetto all’Occidente, ormai sfruttato al massimo. Si potrebbe spingere sull’acquisizione tecnologica e sulle tasse dei materiali insostenibili, come la Carbon Tax, sottolineando come le manovre di governo risultino spesso incoerenti e opportunistiche rispetto all’ambiente e al sistema economico globale in previsione del futuro.
Una conferenza che ci porta a porci molte più domande che darci risposte.
Thomas Colombini