Radiofonia teatrale: E Johnny prese il fucile

Scritto da il 26 Aprile 2016

Se ad una persona si chiedesse quale sia il canale sensitivo che, privatone, farebbe sentire maggiormente la sua mancanza, probabilmente costei risponderebbe la vista. Ormai, in quanto uomini evoluti (o così pare), non ci rendiamo più conto di cosa significhi usare tutti i sensi disponibili, assuefatti perennemente da ciò che sollecita i nostri ricettori oculari. E se invece di andare a teatro, magari con il binocolo, ci andassimo con delle cuffie?

Venerdì 1 Aprile, presso il Franco Parenti di Milano, abbiamo potuto assistere ad un radiodramma, una partitura teatrale ideata per essere trasmessa tramite la radio, e quindi completamente mancante dell’elemento visivo. Il dramma in questione era “E Johnny prese il fucile” (tratto dall’omonimo libro di Dalton Trumbo e riadattato dalla “Fonderia Mercury” per il teatro) dove un ragazzo, completamente mutilato dalla guerra, fa’ partecipe lo spettatore dei suoi pensieri al risveglio. Johnny non ha più gambe, né braccia, né orecchie, né occhi. E noi spettatori, con lui, ci troviamo solo a pensare, ascoltando lo sfogo di questo giovane che a poco a poco si rende conto della situazione. Ripensiamo insieme a quanto la sua ragazza non lo volesse lasciar andare, o quanto lui stesso ami la vita e non voglia rinunciarci in nome della patria. In tutta questa situazione Johnny non può comunicare con l’esterno se non muovendo la testa per scrivere in codice morse. Ma ne passerà di tempo prima che venga ascoltato, e il risultato non sarà quello sperato.

 

 

Ciò che succede nel corso dello spettacolo è un doppio canale di immagini. Aprendo gli occhi sul palco si assiste alla registrazione del dramma, il quale contemporaneamente viene trasmesso nelle cuffie di cui il teatro ci ha dotati. Sul palco c’è l’inabituale: un microfono binaurale, a forma di cranio, che registra a 360° ciò che avviene sul palco; tre microfoni dotati di leggio; una postazione tecnica (a vista) per la registrazione. Gli attori riproducono i suoni al microfono, attenti ad ogni minimo movimento, producendo effetti che vanno molto al di là della semplice stereofonia. Gli unici movimenti aggiuntivi concessi, necessari però a dar voce corporale al lamento del protagonista, sono quelli di Sax Nicosia (Johnny).

 

E poi c’è il secondo canale “sensitivo”, quello che appare chiudendo gli occhi. Gli attori sono grandiosi nello stimolare l’immaginario, ravvicinando il tipo di esperienza alla lettura di un (audio)libro. Le luci, poi, guidano lo spettatore nel cambiamento di prospettiva, facendosi più soffuse in vari momenti come a consigliare di non farsi distrarre dalla vista. Il meccanismo dopo poco sarà automatico, allineando ancor di più i sentimenti della platea con quelli scaturiti dai ricordi di Joe.

 

Un altro elemento che solitamente non si trova sul palco è la “psicologia della creazione” (termine di convenienza). Lo spettatore inizialmente è avvertito che la performance sarà registrata. Così facendo, egli è posto in una condizione tale da aver doppiamente rispetto per quello che sta accadendo difronte a lui. Avrà anche una maggior curiosità nei confronti degli attori, i quali ad intervalli regolari si scambiano cenni con il fonico e il regista, tutti e due ben visibili sul palco. L’elemento radiofonico si percepisce in tutto lo spettacolo, grazie anche alla presenza di Sergio Ferrentino (il regista) il quale, fra le altre cose, ha ideato il programma radiofonico RAI “Caterpillar”.

 

Lo spettacolo ci ha resi a dir poco estasiati, consci della supremazia dei nostri occhi rispetto alla vastità di percezioni che si potrebbero affinare tutti i giorni. Ma soprattutto, abbiamo lasciato il teatro affezionati indirettamente ancor di più alle nostre orecchie e alla nostra #RadioBocconi.

 

 

“E johnny prese il fucile” Dal romanzo di Dalton Trumbo

Una produzione Fonderia Mercury

Adattamento e regia: Sergio Ferrentino

 

Con Sax Nicosia, Roberto Recchia, Eleni Molos

Fonico: Davide Tavolato

Ass. di produzione: Luca Cancellara

 

Scritto da Marco Villa  e Domenico Scarpelli


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