Recensione Motta @ Alcatraz – 01/04/2017
Scritto da BocconiADMIN il 3 Aprile 2017
La fine dei vent’anni, quelli di Motta e del suo tour, che si conclude con questa festa all’Alcatraz, sold out. L’intensità è incredibile fin dal primo momento, da quando Francesco sale sul palco con una carica che sembra debba esplodere e che nella foga sbaglia persino microfono. Si parte con il crescendo di “Se continuiamo a correre” e con “Del tempo che passa la felicità”, il pubblico è già caldo. “Sarebbe bello finire così, lasciare tutto e godersi l’inganno” recita il testo. Effettivamente le premesse per un grande concerto ci sono tutte, lo stesso Motta ce lo dice “Avete fatto parecchio bene a venire stasera”.
Dopo una deliziosa versione acustica di “Mio padre era un comunista”, e dopo “Sei bella davvero” che Motta lo confessa, non voleva mettere nel disco, salvo poi dare ragione a Riccardo Sinigallia, salgono i Criminal Jokers. Partono subito con “Bestie”, ma più lenta, acustica, poi “Fango”. Su “Cambio la faccia”, la band tira fuori un crescendo pazzesco, e la chitarra di Condemi sembra davvero quella di Nels Cline in “Impossible Germany”, tutti i musicisti sul palco paiono perfettamente affiatati, per un attimo sembra davvero di vedere gli Wilco.
Piccola pausa, poi di nuovo tutti dentro. Con “Roma stasera” si capisce che stanno facendo sul serio, che questa è roba davvero buona e che come dice Francesco “primo disco stocazzo”, sono tutti all’altezza del loro talento.
Arriva il momento di Giorgio Canali, storia della musica con i CCCP, con i CSI e poi con il suo gruppo, i Rossofuoco. Suonano “Lezioni di poesia” e “Abbiamo vinto un’altra guerra”.
Fuori Canali, dentro Appino. Lo presenta come un fratello, perché tutti su quel palco si sentono in famiglia, perché si conoscono da vent’anni e soprattutto perché hanno condiviso tutto.
Appino si scatena sul pezzo degli Zen preferito da Motta quando faceva il loro fonico, poi altra pausa.
Quando torna sul palco Motta c’ha davvero le mani nei capelli, perché sta finendo tutto, il concerto, il tour, e lui non ci vuole proprio credere. Ha abbracciato tutti, ringraziato tutti, gli amici, i genitori, la fidanzata. Sembra uno che sta lì davanti, nudo, con solo un sogno stampato in faccia, che lo si può leggere. Un sogno che è partito da lui e ha trovato la sua realizzazione proprio nell’incontro con i musicisti, i collaboratori, con Riccardo Sinigallia che sale sul palco per cantare i cori de “La fine dei vent’anni”. Si mette a piangere, poi si rianima, ricomincia a saltare come ha fatto per tutta la sera e chiude con “Prenditi quello che vuoi”, come a dire, dopo cinque anni in cui ha lavorato a questo disco, dopo 100 date in tutta Italia, che finalmente è arrivato dove voleva stare.
Meglio proprio non poteva finire, un concerto di incredibile intensità dall’inizio alla fine, musicale, emotiva. Un suono davvero ben fatto, non sentivamo l’Alcatraz suonare così bene da un pezzo. Bravi tutti.
Speriamo di rivederlo presto in giro, magari con un disco nuovo.
Recensione a cura di Mattia Sofo
Qui trovate le foto ufficiali dell’evento.
La scaletta:
Se continuiamo a correre
Del tempo che passa la felicità
Prima o poi ci passerà
Mio padre era un comunista
Una maternità
Sei bella davvero
Bestie (ft. Criminal Jokers)
Fango (ft. Criminal Jokers)
Cambio la faccia (ft. Criminal Jokers)
Encore:
Roma stasera
Lezioni di poesia (ft. Giorgio Canali)
Abbiamo vinto un’altra guerra (ft. Giorgio Canali)
Fino a spaccarti due o tre denti (ft. Appino)
Encore 2:
La fine dei vent’anni
Prenditi quello che vuoi