Recensione The Zen Circus @ Land Of Freedom – 31/03/2017

Scritto da il 2 Aprile 2017

Li avevamo visti far ballare l’Alcatraz alla Notte della Madonna, tanta gente, grande festa. Ieri sera invece il Circo Zen si è esibito al Land of Freedom di Legnano, un piccolo locale che naturalmente, si è riempito per l’ennesimo sold out della band. Un’esperienza totalmente differente da quella dell’Alcatraz, qui se sei sottopalco (come nel nostro caso), vuol dire che stai abbracciato alla spia di Ufo, e che con una piccola spinta gli puoi saltare in braccio.Gli Zen si fanno attendere, salgono sul palco verso le 23.30.

Rumore di elicotteri, qualche sparo, ed è subito “La terza guerra mondiale”.

Infilano subito una carrellata di pezzi vecchi, poi l’atmosfera si scalda con il brano più bello dell’ultimo disco, “Non voglio ballare”. La voce di Appino rimane un po’ coperta in questi primi brani, per poi tornare forte e chiara più avanti quando il suono si sarà fatto più preciso.

Il pubblico annuncia insieme a lui “Andate tutti a fanculo”, seguita dalla carica di “Ilenia” e da “L’amorale”.

Poi tocca a “Pisa merda”, l’inno delle province e di chi c’è nato, come la maggior parte del pubblico che puntualmente grida “merda”, ad ogni località nominata da Appino.

Il momento più intimo del concerto è la ballata soul, “L’anima non conta”, con cui gli Zen ci portano nei posti in cui sono cresciuti, e in qualcuno dei loro ricordi, impreziositi dalla chitarra nuova del maestro Pellegrini che se la gode, e noi con lui.

Segue invece uno dei brani più intensi, e più belli, “Il terrorista”.

 

“Signora ecco cosa voglio fare

Voglio correre veloce non importa dove

Voglio cadere e non aver paura del dolore

Voglio ridere e gridare fino a svenire

Voglio piangere senza dovermi vergognare

Spaccare cose senza poi doverle riaggiustare

Voglio esser stretto forte fino a soffocare

Signora questo è il terrorismo che io voglio fare”

 

Poi si torna alle origini, Karim indossa la washboard, e se la suonano come quando lo facevano per strada, “Mexican Requiem” e “Ragazzo eroe”.

C’è tempo anche per “Molly’s Lips” dei Nirvana, su cui non si risparmiano proprio.

“Figlio di puttana” e poi “Canzone di Natale”, introdotta dall’omelia di don Qqru e che dovrebbe essere l’ultimo pezzo prima del bis, ma gli Zen lo dicono subito, evitano di sparire nei camerini e imboccano gli ultimi pezzi, “L’egoista”, “San Salvario” e una versione di “Viva” in cui il maestro Pellegrini suona l’arpeggio alla velocità della luce, massima intensità, gran finale.

Se all’Alcatraz ci eravamo dimenati, qui il coinvolgimento è stato più intimo, anche perché avendoli proprio di fonte è stato come cantare insieme a loro, Ufo si è più volte perso in chiacchere con la prima fila. Loro poi il  concerto te lo fanno gustare un po’ dove gli pare, mischiando la disillusione alla festa, le stronzate e certi ricordi. Insomma un concerto degli Zen, vale sempre la pena.

Tanto noi li rivediamo stasera alla festa di Motta, che in un modo o nell’altro loro all’Alcatraz ci suonano sempre.

 

Mattia Sofo

 

La setlist:

La terza guerra mondiale

Canzone contro la natura

Gente di merda

Vent’anni

Non voglio ballare

Andate tutti affanculo

Ilenia

L’amorale

Pisa merda

Zingara

I qualunquisti

L’anima non conta

Terrorista

Vecchi senza esperienza

Mexican Requiem

Ragazzo eroe

Molly’s Lips (Nirvana cover)

Figlio di puttana

La democrazia semplicemente non funziona

Canzone di Natale

Fino a spaccarti due o tre denti

L’egoista

San Salvario

Nati per subire

Viva


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