Una settimana nella sala stampa “Lucio Dalla”

Scritto da il 9 Febbraio 2019

In una settimana in sala stampa abbiamo avuto modo di conoscere alcuni dei cantanti in gara che ci hanno raccontato le loro esperienze ed emozioni.

Nella seconda giornata di Festival sono passati a trovarci in sala stampa: Briga, Il volo, Arisa, Federica Carta e Shade, Irama, Enrico Nigiotti, Nek e gli Ex-Otago.
Briga, non accompagnato da Patty Pravo con cui canta “Un po’ come la vita”, ha svelato cosa ha provato prima di esibirsi, quando lui e Patty hanno atteso che partisse la musica a causa dell’assenza del pianista, andato in bagno proprio in quel momento. “Mi sembrava di stare dentro un buco nero, non mi sono reso conto di niente. Stavo aggrappato all’asta del microfono come se sotto avessi il vuoto e fosse l’unica cosa che mi sorreggesse. Fortunatamente dopo un paio di minuti si è sistemato tutto e rivendendomi sono soddisfatto dell’esibizione”.
Il Volo non punta alla vittoria: Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble sono venuti a Sanremo per festeggiare i 10 anni di carriera, iniziata proprio su quel palco (quando il trio si formò a “Ti lascio una canzone”) e culminata con la vittoria del festival nel 2015 con “Grande amore”. “Ovviamente sarebbe bello tornare all’Eurovision Song Contest ora che abbiamo un fan base numerosa in Europa e saremmo pronti ad annullare il tour in Cina per farlo”.
Per Arisa si tratta di un ritorno alle origini e di un’esperienza nuova, a causa del cambiamento di casa discografica (oggi è rappresentata da Sugar). Il pezzo che porta a Sanremo, “Mi sento bene”, è senza dubbio più allegro del solito e rappresenta il suo stato d’animo oggi. “Nella mia canzone spiego cosa non mi piace di me: farsi troppe domande. Ho 36 anni, non posso più perdere tempo: ho capito che adesso bisogna vivere e volersi bene e basta”.
“Senza farlo apposta” è la seconda collaborazione di Shade e Federica Carta, i giovani talenti ancora increduli del momento che stanno vivendo. “Avevo bisogno di una vice femminile che arricchisse il pezzo così ho mandato un messaggio vocale via WhatsApp a Fede. A lei è piaciuta e ci abbiamo lavorato tanto: abbiamo rallentato la strofa rap per adattarla a Sanremo, anche se non avremmo mai pensato di arrivarci”, ha raccontato il rapper torinese Shade che ha deliziato la sala stampa “Lucio Dalla” con un freestyle.
Irama porta a Sanremo “La ragazza con il cuore di latta”, una canzone sul tema della violenza sulle donne e il suo obiettivo non è vincere: ”voglio che la mia canzone arrivi alle persone ma soprattutto che qualcuno si identifichi. Per questo cerco di interpretarla al massimo”. Ha scelto Noemi per il duetto “per il suo sostegno a tantissime iniziative per le donne e la sua anima soul che si adatta bene al pezzo”.
Enrico Nigiotti, già vincitore del Premio Lunezia per il miglior testo con la sua “Nonno Hollywood”, ha scelto di esibirsi nella serata dei duetti con il pianista Paolo Jannacci e con l’artista Massimo Ottoni e non con un altro cantante perché la sua canzone è molto intima (è stata scritta il giorno della morte di suo nonno ed è dedicata a lui).
Nek con “Mi farò trovare pronto” torna al Festival per la terza volta. Ha risposto a una nostra curiosità: com’è trovarsi in gara con Francesco Renga, che fin poco tempo fa divideva il palco con lui in tour? “Ci siamo sentiti quando abbiamo saputo l’uno dell’altro con grandi messaggi di incoraggiamento. Condividiamo l’emozione e allo stesso tempo l’adrenalina che ci porta questo palco”. E la sua canzone? “Lo rispecchia”.
Gli Ex-Otago, prima volta al Festival, portano “Solo una canzone” e hanno colpito per l’idea di abbracciare una ragazza tra il pubblico. “Abbiamo portato la canzone forse più matura del disco. Siamo fedeli a noi stessi e cerchiamo di raccontarci nella migliore maniera possibile”.
Nel terzo giorno del Festival sono venuti a trovarci Motta, Achille Lauro (con Boss Doms), gli Zen Circus, Paola Turci, Mahmood, Daniele Silvestri con Rancore.
Motta, con “Dov’è l’Italia”, è considerato un rappresentante della musica indie anche se lui non accetta questo termine. “Indie nasce da un accostamento tra un certo tipo di musica e il far parte di un’etichetta discografica indipendente. Oggi però non è più così: vedo cantanti in etichette indipendenti che fanno musica non libera e allo stesso tempo major che fanno cantanti che fanno musica libera”.
Achille Lauro, molto apprezzato dai giornalisti con la sua “Rolls Royce”, che fotografa icone di stile della moda e del cinema, è forse l’artista più outsider del Festival. Lui però non si sente fuori posto: “penso che il brano, pur essendo di rottura e controverso, sia adatto ad essere suonato in un teatro e in particolare in questo teatro”.
Anche gli Zen Circus rappresentano una fetta di pubblico particolare con “L’amore è una dittatura”, una canzone che parla del bisogno di amare se stessi per riuscire ad amare anche gli altri. Sostengono che “ci vuole tempo prima di riuscire ad apprezzarla”.
Quest’anno è tornata con “L’ultimo ostacolo” Paola Turci, considerata la più elegante sull’Ariston. Quando le abbiamo chiesto qual è il ricordo a cui è più legata della kermesse musicale, lei ci ha detto: “Nell’edizione del 1986, all’una di notte, allora ventunenne, con una canzone scritta da Mario Castelnuovo, ero alla mia prima canzone, alla prima presenza televisiva e l’ho vissuta con l’incoscienza della prima volta fino a un minuto prima di salire sul palco, quando Antonella Rettore vestita da angelo mi ha stretto forte il braccio per incoraggiarmi e ho preso coscienza della realtà. Sono stata invasa da emozione e terrore. La prima volta in tutti i sensi”.
Mahmood, vincitore di Sanremo Giovani quest’anno, insieme al direttore d’orchestra e produttore Dardust, ha spiegato com’è nata la canzone che presenta all’Ariston. “Si chiama ‘Soldi’ però non parla di soldi a livello materiale: parla di come possano cambiare i rapporti all’interno di una famiglia”. Regalo per la sala stampa? Un piccolo assaggio a cappella!
Daniele Silvestri e Rancore si immedesimano in un adolescente nel pezzo “Argento vivo”. “La canzone non voleva un lieto fine. L’ho fatto perché so che c’è il rischio di un vuoto social e il rischio che si spenga quella fiamma che abbiamo chiamato ‘Argento Vivo’. È un intento narrativo che mi ha guidato e la mia vittoria è già poter raccontare la storia sul palco”, ha detto Silvestri. Rancore ha spiegato: “Il ragazzo di sedici anni è stanco: quando parla e evoca me, la rabbia si sveglia. Io sono il suo flusso di coscienza: ciò che passa nella sua testa viene raccontato dal mio rap”.
Il quarto giorno sono passati in sala stampa Ghemon, I Negrita, Francesco Renga e Anna Tatangelo (Ultimo ha annullato la conferenza stampa prevista).
A Ghemon che porta “Rose viola” al festival abbiamo chiesto quale canzone avrebbe cantato nella serata delle cover: “Penso ‘E poi’ di Giorgia, perché mi piace rendermi la vita facile (ironico)”. L’artista, che colleziona le scarpe da ginnastica, ha deciso di mettere all’asta su Charity Stars le scarpe che ha indossato alla prima serata, usate solo per salire sul palco, per dare il ricavato in beneficenza a Nevergiveup.org, un’associazione che si occupa patologie e disturbi legati all’alimentazione.
I Negrita insieme a Enrico Ruggeri e Roy Paci, con cui hanno duettato venerdì, hanno portato il vero rock italiano in sala stampa. “Claudio Baglioni ci ha chiamato anche l’anno scorso ma l’abbiamo balzato: quest’anno avevamo dei brani pronti e delle cartucce al nostro arco. Siamo arrivati con un pezzo che racconta il nostro essere italiani e la speranza nella nuova generazione”, ha raccontato la band, che quest’anno celebra i 25 anni di carriera.
Renga ha aperto il Festival con “Aspetto che torni”. “Ne sono stato felice: è stato divertente guardare tutti i miei colleghi dal tavolo di un ristorante di Sanremo mentre sudavano sul palco mentre io avevo già finito”. E ha risposto a una nostra curiosità: com’è trovarsi in gara con Nek, che fin poco tempo fa divideva il palco con lui in tour? “La cosa più difficile è ritornare a essere seri dopo esserci divertiti insieme in tour a fare i deficienti. La sua canzone è molto bella e lui è un grande professionista”.
Anna Tatangelo che ha cantato con Syria nella serata dei duetti è al suo ottavo festival con la canzone “Le nostre anime di notte”. “È vicina a un particolare momento della mia vita privata, come tutte le canzoni d’amore. Comunque ha un finale aperto quindi spetterà all’ascoltatore dare un significato alle parole”.
L’ultimo giorno gli unici ospiti sono stati i Boombadash, reduci del successo del singolo “Non ti dico no” con Loredana Bertè, che salgono sul palco con “Per un milione”. “Il nostro obiettivo era portare una ventata di freschezza, calore e energia sul palco e ci sentiamo di dire che un po’ ci siamo riusciti vista anche la reazione della platea. Il pezzo sta arrivando perché è tutto genuino, senza strategie a tavolino”.

Francesca Sofia Cocco


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