G3 Roma 2016: energia rock allo stato puro

Scritto da il 7 Luglio 2016

Sono appena le 19:00 di un sabato pomeriggio romano…io e il mio amico di viaggio Nicolò ci affanniamo nella folla ad aspettare l’apertura dei cancelli dell’ippodromo delle Capannelle, non per assistere a una corsa di cavalli ma per ammirare da vicino due delle nostre divinità musicali: Steve Vai e, il suo maestro, Joe Satriani. Quanto tempo passato a immaginarseli mentre ascoltavo i loro pezzi con l’Ipod… La folla all’ingresso era un pullulare di amore per il rock di oggi e di ieri; mi capita di incrociare con lo sguardo la schiena di una delle tante fan con ben in vista i simboli tatuati dei Led Zeppelin che, quasi quasi, mi ha fatto venire in mente un’idea per un possibile tatuaggio. Ancora, un po’ più avanti, incontro un ragazzo inglese dall’aspetto un po’…bizzarro, ecco, ma assolutamente in linea con l’evento, con il volto di Steve Vai tatuato sul suo braccio sinistro. Spinto dalla curiosità decido di farmi una foto con lui, scambio qualche chiacchiera e dopo un po’ mi mostra con orgoglio una foto di lui mentre si esibisce proprio con il supremo Steve Vai a Londra.

Finalmente aprono i cancelli, i fan si accalcano sui tornelli per passare il più velocemente possibile, con in mezzo sempre noi che facciamo fatica a portare i panini da mangiare da lì a poco. Nonostante l’atmosfera, qualcuno era con la testa da qualche altra parte, più precisamente a Bordeaux, cercando di scoprire sui vari siti degli appassionati di calcio con quale formazione l’Italia avrebbe giocato la sua ultima partita di questo “sfortunato” europeo. A Roma però non si attende un fischio d’inizio, ma il suono delle chitarre del G3; e così senza che neanche ce ne accorgiamo, scoccano le 20:30 e subito nelle luci soffuse del palco arriva una chioma bionda: è Guthrie Govan che, insieme a Marco Minneman e Bryan Beller (il trio insieme compone gli Aristocrats), dà inizio al concerto. Gli Aristocrats sono ormai riconosciuti per essere artisti di prima categoria nell’ambito del jazz/fusion e quel sabato 2 luglio si sono esibiti per la prima volta nel tour G3 organizzato da Joe Satriani dal lontano 1996: si tratta di un progetto musicale volto a riunire in una serata i tre chitarristi più importanti del momento. Tante altre leggende hanno solcato le soglie dei palchi sotto il nome del G3: Yngwie Malmesteen, Paul Gilbert, John Petrucci, Eric Johnson, Steve Morse e tanti altri ancora. Nonostante fosse stata la loro prima esperienza, gli Aristocrats non hanno minimamente deluso, anzi, oltre a stupire il pubblico con scale, dialoghi e assoli ci hanno divertito nel finale con un esilarante Marco Minnemann. Lui non è solo un batterista (peraltro eccelso), ma suona anche il piano: nonostante l’importanza della serata, non ha esitato a dire prima dell’ultimo loro brano che aveva dimenticato la sua pianola e che avrebbe provato a accompagnare la canzone con quella scaricata sul suo Iphone 6 (cosa che gli è riuscita pure bene).

Passano i minuti e nella sala cala il buio, a stento riesco a vedere Nicolò sebbene fosse vicino a me; ancora qualche secondo e poi esplodono i suoni di chitarra e basso che accompagnano l’ingresso a dir poco megalomane di Steve Vai, che si cura poco di uno stile “educato e perbenista” e si esibisce con la sua Ibanez-EVO arricchita di led luminosi sul manico con tanto di occhiali abbinati. Irrompe nel silenzio con un’energica “Bad Horsie”, suo vero e proprio “cavallo” di battaglia tratto dall’album “Alien loves the secrets”. Il pubblico impazzisce, io di più che non so cosa prendere tra fotocamera, telefono, registratore e cose varie; il mio amico invece riesce a mantenere sempre il suo equilibrio, tipico dei ragazzi del Nord d’altra parte. Nonostante i suoi 56 anni, Steve Vai continua a dimenarsi sui palchi dei concerti come se fosse la prima volta: la sua chitarra è un grido educato e ammaestrato, ma al tempo stesso impressionante; credo che difficilmente dimenticherò l’immagine di lui che finisce il brano tirando con la bocca l’ultima corda della sua chitarra…da lì all’orgasmo la distanza è breve per noi appassionati. Alle 22.30 circa l’artista lascia un pubblico in delirio a Satriani che si esibisce in una performance all’altezza del nome che porta, ossia leggendaria, e peraltro colorata dall’entusiasmo del pubblico impazzito per il pareggio di Bonucci in Germania-Italia (anche se poi non è servito). Al termine della sua esibizione è tempo per il G3-Jam, ovvero il momento in cui i tre protagonisti si esibiscono insieme e suonano brani storici del passato. Sul palco sono già presenti Satriani e Vai, manca Govan; si è forse smarrito prima del primo G3 jam della sua carriera? Assolutamente no: arriva poco dopo con in mano una bottiglia di birra appena stappata, bella fredda. Dice Steve Vai “Guthrie ha forse un messaggio nella bottiglia” e senza attendere risposta i tre iniziano a suonare “Message in a bottle” dei Police, superbamente ricamata con assoli e scale varie di cui ben si intendono i tecnici della materia. Ancora qualche minuto, il tempo di vedere di sfuggita su una diretta in uzbeco il capolavoro di Zaza (per chi se lo fosse perso, un calcio di rigore fallito miseramente) e poi ci immergiamo in “Little Wing” di Jimi Hendrix, “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana e infine “Rockin’ in the free world” per concludere il Jam.

E’ passato ancora poco tempo dalla serata e credo che avrò bisogno di tempo per rivedere più e più volte foto e video per ricomporre l’immagine vivida della serata: adesso ho ancora solo impressioni e ricordi vaghi, tuttavia non mi manca la consapevolezza di aver assistito a qualcosa di veramente unico; mi scappa quasi da dire, “leggendario”. Mi sento in dovere di ringraziare questi mostri sacri per avermi regalato una simile serata e Nicolò, che mi ha fatto sentire per la prima volta questa musica di cui mi sono follemente innamorato.


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