Giffoni ti accoglie a braccia aperte – day 1

Scritto da il 17 Luglio 2016

A braccia aperte. Non esiste un modo migliore per descrivere ciò che si prova arrivando in questo piccolo paese sperduto fra le montagne che per una settimana, nel bel mezzo dell’estate, ospita uno dei più importanti festival cinematografici italiani.
Dal 15 al 23 luglio, vengono attirati in Campania ragazzi da tutto il mondo, per essere partecipi di un’esperienza incentrata sull’arte cinematografica; diventano infatti giurati di film in concorso, occupando un ruolo solitamente riservato agli adulti.

L’ultimo giorno del festival, sono chiamati a votare per il lungometraggio e cortometraggio che maggiormente li ha colpiti, determinando il vincitore nelle due categorie.
Il clima che si respira è gioioso, interattivo ed adatto ad ogni età e professione: non mancano laboratori e stand di tutti i generi.
Le giornate sono dense di incontri, masterclass, interviste, mostre e proiezioni, offrendo stimoli su ogni fronte.

 

“Un posto sicuro”

Le masterclass sono un punto nevralgico del festival: giovani, categoricamente maggiorenni, si impegnano nell’analisi di lungometraggi sotto ogni aspetto, dalla sceneggiatura alla fotografia, sino alla caratterizzazione dei personaggi; sono accompagnati nel loro lavoro dal critico Francesco Dalo, con cui lavorano la mattina, per poi incontrare nel pomeriggio attori e registi dei film di cui hanno discusso, mettendosi in gioco in prima persona con domande taglienti e studiate.

Una delle sfide più avvincenti per i giurati è data dal film “Un posto sicuro”, presentato da Marco D’Amore, il Ciro di Gomorra, per l’occasione anche sceneggiatore, e Francesco Ghiaccio, giovane regista campano.
La storia è drammatica, avvincente e unisce il vero del dramma dell’eternit a Casale Monferrato, al romanzo, la storia di Luca (D’Amore) e di suo padre, operaio per 30 anni in una fabbrica d’amianto, che dopo anni di allontanamento si riavvicinano nella tragedia della morte, causata dal mostro dell’eternit, che ancora oggi aleggia minaccioso su così tante città italiane.

Un film definito da uno dei ragazzi come proletario nella sua rappresentazione diretta dell’ambiente operaio italiano, così rivoluzionaria in un’epoca in cui sui nostri schermi si susseguono drammi e commedie quasi esclusivamente borghesi (ragion per cui la produzione è stata osteggiata, tanto che D’Amore afferma di aver temuto di doverlo girare con due telefonini). Proprio per questo lo stesso Ghiaccio, nel corso della Masterclass, ha sostenuto che questo film è l’esempio di come il cinema sia la voce di un uomo che grida in una folla che troppo spesso non lo sente.

È autentico nel sentimento, così vero che ha spinto Ghiaccio e D’Amore, entrambi tanto legati al territorio campano, in questa avventura così difficile.

Ma è anche un film laico, come aggiunge Marco D’Amore, nel suo parlare della morte con coraggio. Nel suo far piangere non per tristezza, ma per rabbia.

Concludendo con una riflessione di Ghiaccio: negli anni ’80 l’eternit era considerato il materiale migliore per la sua leggerezza e resistenza. Solo dopo anni si è compreso quanto fosse nocivo per l’uomo.

“Chissà qual è l’amianto dei giorni nostri…”

 

“Io sono la  musica”

Simpatico e alla mano, la prima preoccupazione di James Senese è scusarsi per il ritardo.
Come per ogni musicista che si rispetti, anche per questo ospite, il soundcheck è la priorità, proprio per questo, il tempo dedicato all’intervista è centellinato, ma le risposte alle domande poste sono precise ed esaustive, ed il cantautore è fortemente empatico: si sofferma sul ricordo dell’amico Pino Daniele, di cui non sente davvero la mancanza perché lo percepisce accanto in ogni esibizione, e sul fine ultimo della sua musica, una combinazione di personalità e preghiera, una testimonianza di resistenza pacifica al sistema che tenta di schiacciare ed assopire l’animo umano. Questo il motivo per cui, alla domanda “cos’è per te la musica?”, James da la risposta definitiva: “Io sono la musica”.

 

Cristiana Dell’Anna: una ragazza “sfacciata”

La masterclass  OFF ha l’obbiettivo di rivalutare il cinema italiano partendo dai talenti emergenti, quindi attraverso personalità che hanno iniziato da poco a lavorare per cast importanti.
Tra le varie masterclass OFF, non si può tralasciare quella di Gomorra del 16 luglio, che è tenuta da Cristiana Dell’Anna –nella serie Patrizia-, un esempio di come sia possibile coniugare bellezza, simpatia e professionalità.
La serie di Gomorra ha dato a quest’attrice un volto nuovo ed una ritrovata personalità, più matura e consapevole, dopo i precedenti ruoli televisivi, come quello all’interno del cast di Un Posto al Sole, in cui interpretava personaggi sicuramente meno impegnativi di Patrizia.

Come lei stessa racconta, in modo spontaneo, l’esperienza del cast di Gomorra è stata fonte di maturazione e crescita, sia a livello personale che artistico, soprattutto grazie all’alto livello degli attori del cast, un cast in cui si è inserita per ultima, riuscendo comunque ad emergere tra attori più famosi di lei, da cui è anche riuscita ad imparare loro.

Il personaggio di Patrizia, complicato e sfaccettato, è motivo di orgoglio e vanto per Cristiana, che si è preparata molto dal punto di vista psicologico, trovando punti di contatto con il personaggio e tentando di “sentirlo” più che interpretarlo.
Le due ragazze, l’attrice ed il personaggio, sono infatti sfacciate, forti, decise a non mollare e a lavorare per i propri obbiettivi, pur essendo comunque molto diverse.
Tanto Patrizia è impudente, indifferente ai vincoli morali e familiari, tanto Cristiana è legata al suo mondo e a chi ne fa parte, e mai potrebbe sacrificare questi affetti.
La masterclass OFF si chiude con il caloroso invito di Patrizia, ai ragazzi, a lavorare per realizzare i propri sogni, conoscere il mondo e sfruttare ogni occasione.

 

A cura di Elena Martina e Rossana Pelusi


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