Il venerdì dell’Home Festival: Prodigy o Pendulum?

Scritto da il 7 Settembre 2016

No, non parliamo di giovedì 1 settembre, la giornata dell’Home Festival in cui ha prevalso l’indie italiano, per quella abbiamo spedito uno dei nostri inviati migliori, uno nei confronti del quale possiamo ancora nutrire buone speranze. Stiamo trattando di venerdì 2 settembre, giorno dedicato principalmente all’elettronica, alla sperimentazione e agli acid.. ehm beh, insomma, sono andata io, ex responsabile di sezione che, dopo aver ceduto l’incarico, può finalmente svelare il proprio lato tamarro rimasto latente fin troppo a lungo.

Verso le 19 io e la mia fidata fotografa, Giulia, entriamo in una location meravigliosa e surreale, fatta di luci, palchi, tendoni da circo e buon cibo, in cui la musica è protagonista assoluta. Non apprezziamo particolarmente la opening band Il Teatro degli Orrori, ma gustiamo appieno le sonorità jamaicane di Alborosie, che propone molti brani tratti dal suo ultimo cd, Freedom and Fyah e una immancabile cover di Bob Marley, in questo caso Get Up, Stand Up, che il cantante originario di Marsala ricollega a certe pressioni di tipo verde-ambientale/ecologico. Non credo che quando nel 1975 Bob cantava questa canzone si riferisse soltanto a quello, però siamo nel 2016 e ognuno è libero di dare l’interpretazione che più gli aggrada.

Dopo una lunga attesa, è la volta dei Prodigy, che incendiano letteralmente il palco. Ci vediamo costrette a fuggire tra le ultime file, perché non c’è alcun posto nel parterre in cui non si stia pogando. Il frontman, Keith Flint, non sta fermo un secondo, è uno sciamano che guida la sua “Voodo People” in un mondo fatto di sonorità e sensazioni fuori dal comune; del resto stiamo parlando di una delle prime band che ha osato sperimentare e fondere assieme rock, rap e musica elettronica (per essere riduttivi, perché per descriverli appieno dovremmo aggiungere una ben più lunga serie di generi musicali). A malincuore devo ammettere che, da parte di una persona come lui, che ha vissuto (almeno) due vite in una, non ci si poteva aspettare una performance vocale eccellente, anzi, quella a cui abbiamo assistito è stata piuttosto scarsa, seppur ben compensata dall’energia impiegata sul palcoscenico. Ascoltare le versioni live dei brani tratti per la maggior parte dai loro ultimi studio album, Invaders Must Die e The Day is My Enemy, forse non ha reso quanto l’ascolto in cuffia.

Dopo i Prodigy, attendiamo eroicamente il dj set dei Pendulum, prima scatenandoci sulle sonorità drum and bass di Dj Ferro, ottimo rappresentante italiano del genere, poi, verso l’1:30 di notte, cediamo, accasciandoci sul prato accanto al palco. Quando dicono che i festivallers consumano molte calorie in più del normale non scherzano affatto!! Nel momento in cui la serata sembra essere volta al suo inesorabile termine, le note di Tarantula ci rianimano; di colpo corriamo di fronte al palco e per la seguente ora e mezza non possiamo non essere completamente catturate dalla band che ha fatto del suo ultimo album, Immersion, un piccolo capolavoro del rock elettronico e del drum and bass dei nostri tempi. Unica pecca: la dimensione ridotta dei componenti, data dal dj El Hornet e da Ben Mount nel ruolo di MC. Ci sarebbe piaciuto tantissimo vedere sul palco anche Rob Swire, ma visto il suo continuo tira e molla col gruppo non sappiamo se potremmo mai avere questa occasione.

Trascinandoci a stento fino alla tenda del campeggio, portiamo con noi una esperienza plasmata  dall’energia e dal divertimento. Se l’Home Festival è cresciuto così tanto negli ultimi anni, riuscendo ad accaparrarsi artisti internazionali di tutto rispetto e arrivando ad ospitare per l’edizione 2016 circa 88.000 persone, un motivo c’è. Per quanto ci riguarda, possiamo solo dire di essere in trepidazione per la line-up del prossimo anno.

Lorenza Fici e Giulia Corsetti

Foto a cura di Giulia Corsetti 

 

 


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