L’arte di amare la vita
Scritto da BocconiADMIN il 22 Novembre 2016
MILANO, 20 novembre 2016
Tra i tanti eventi organizzati da Bookcity Milano, gli incontri con Aldo Colonnello e Concita di Gregorio hanno permesso di raccontare le vite di Alda Merini e Dacia Maraini, donne che hanno contribuito a scrivere la storia della letteratura Italia del secondo Novecento. Mondi completamente opposti, i loro, che hanno trovato un punto di incontro nell’amore, quell’amore che viene amplificato dalla femminilità e dalla profonda devozione alla scrittura.
“Alda Merini, la poetessa dei navigli” è il titolo del libro presentato da Aldo Colonnello, un omaggio alla poetessa in cui egli racconta scorci della loro breve, ma profonda, amicizia. Durante l’incontro, Colonello ha voluto ripercorrere alcuni episodi di vita quotidiana a contatto con Alda. Il loro primo incontro nella casa della scrittrice, ad esempio: una vecchia casa storica in Ripa di Porta Ticinese, durante il quale la Merini lo accoglie, com’era sua consuetudine, distesa sul suo letto “come Cleopatra”. Dopo quel primo incontro, si instaura tra i due un sodalizio affettivo fatto di appuntamenti e telefonate a tutte le ore. Alda parlava molto della sua vita, dell’esperienza manicomiale durata quattordici anni, dei quarantasei elettroshock subiti e delle sue quattro figlie: Emanuela, Flavia, Barbara e Simona. Il suo modo di vivere il ruolo di madre era atipico: ella stessa diceva che per coprire il vuoto dei sentimenti primari usava la poesia. Tante sono anche le poesie raccolte da Aldo Colonnello in questo libro, tra queste “Io non giustifico”, che la Merini gli regalò al loro primo incontro. Nel libro si racconta anche il rapporto che la poetessa aveva con i soldi, un rapporto definito “dialettico” dallo stesso Colonello che, a tal proposito, racconta di un episodio avvenuto con una ragazza sudamericana che faceva le pulizie del palazzo dove la poetessa abitava. <Chiamala, dille che la Merini vuole vederla…Chi sei?><Ines><Da dove vieni?> <Dall’Ecuador><Quanti figli hai?> <Due><E quanto guadagni?> <Duecento euro al mese>. E come era solita fare verso gli ultimi, tirò fuori dal suo enorme seno, luogo in cui conservava soldi, delle banconote che diede a Ines la quale incredula accettò senza farsi molte domande. Alda è stata un ossimoro, fumava di continuo, si dimenticava di mangiare e la trascuratezza era per lei un quadro costante ma, nonostante ciò, era innamorata della vita. Le situazioni opposte rafforzavano la sua natura complessa, una natura che tante volte aveva affrontato il dolore e che per questa ragione era consapevole della sua forza.
“Non chiedermi quando” è il titolo del libro di Concita di Gregorio nel quale la giornalista, in presenza della scrittrice, descrive la straordinaria vita di Dacia Maraini. Con l’aiuto di alcune parole chiave e la lettura di stralci del libro, la di Gregorio è riuscita a “rubare” alcuni attimi di vita della scrittrice. Si è tornati con la memoria, ad esempio, al viaggio in Africa fatto dalla scrittrice insieme al marito Alberto Moravia e a Pier Paolo Pasolini e Maria Callas, tre grandi nomi della cultura italiana del Novecento. O, ancora, abbiamo potuto intravedere la figura del padre di Dacia, Fosco Maraini, che le insegnava le tabelline cantando durante i due anni di prigionia nel campo di concentramento in Giappone. <Ricordo tutto, ma non chiedetemi quando, non ricordo le date, chiudo gli occhi e vedo tutto sempre qui. Il tempo e io ci siamo sempre ignorati. È tutto, sempre, ora> dice la scrittrice per spiegare il titolo del libro. <La scrittura non è altro che un modo per cercare di ordinare il disordine del tempo, siamo noi che cerchiamo di dargli un significato, un senso, è questa è la cosa più bella e romantica dell’umanità.><Viaggiare e leggere si assomigliano> dice alla fine Dacia Maraini, <viaggiare è il modo più bello di leggere la vita.>
Grazie a questi due interessanti eventi abbiamo potuto rivivere la forza e la bellezza di queste donne, diverse eppure simili; due scrittici che hanno lasciato la loro impronta della letteratura italiana del secondo novecento facendo innamorare noi e probabilmente le generazioni a venire del loro femminile amore per la vita, della loro grinta e della loro poesia.
A cura di Stefania Mezzolla