L come Luciano, S come Sono qui, V come Voi… G come Grazie!
Scritto da BocconiADMIN il 28 Settembre 2016
Il parco di Monza è più grande di quello che sembra e le stradine per arrivare all’area concerto sembrano sentieri di montagna da quanto sono sconosciuti alla sottoscritta. Sono le nove del mattino e si è già perso il conto delle persone in coda ai cancelli. Persone che hanno dormito sull’asfalto e sull’erba umida, al freddo, persone che se sono lì, ci sarà un motivo. Ragazzi e ragazze, giovani e meno giovani, ottantamila anime, ottantamila storie. C’è chi è qui perché è stato trascinato dagli amici, chi ha trovato l’amore con la scusa della musica, chi è qui per dire grazie. Ore ed ore di sacrifici, di code lunghissime, per tre ore di show. L’atmosfera è in puro stile Liga, al bar c’è un cartello con scritto “B come Birra”, i fotografi inquadrano il pubblico, filmano l’attesa e l’entusiasmo che si sente nell’aria per raccogliere materiale per il documentario sul Liga Rock Park che andrà in onda su Fox il 23 novembre.
Quando il palco si accende, le anime iniziano a non starci più dentro, Luciano Ligabue e la sua band escono puntuali: alle 20.30, lo storico tastierista, Luciano Luisi introduce “Urlando contro il cielo” nella sua versione originale… come iniziare se non con la canzone che compie venticinque anni?
La tripletta di partenza è un’esplosione di voci ed energia che mette a dura prova tutti i fan, anche quelli meno sfegatati. Trentuno canzoni in totale, trentuno racconti che toccano qualsiasi corda emotiva. La scaletta è particolare, spazia tra i pezzi evergreen e tre inediti che il pubblico canta come se fossero già nelle loro cuffie da tempo. “La vita facile”, “Ho fatto in tempo ad avere un futuro” e “Dottoressa” sono i nuovi brani contenuti in “Made in Italy”, il concept album in uscita il 18 novembre, anticipato dal singolo “G come Giungla”.
Anche i pezzi più conosciuti, però, hanno qualcosa di particolare, come “Non è tempo per noi” in acustico oppure “Piccola stella senza cielo” eseguita con un medley finale in stile Campovolo, o ancora “Leggero” la canzone scelta dai fan e l’esplosiva “Questa è la mia vita” che infiamma il parco. Luciano non si risparmia, quando meno te lo aspetti tira fuori dal cilindro qualche rarità che solo i fan più accaniti sanno a memoria: il ritmo cattivo di “I duri hanno due cuori” e poi lei, “Lettera a G”, la canzone scritta per il cugino mancato a diciott’anni, che il cantautore ha deciso di fare proprio su quel palco perché “Questo è un brano che ho cantato dal vivo solo una volta per motivi emotivi, ma ora credo di poterli padroneggiare”. Si ripassa anche la colonna sonora del film “Radiofreccia” con “Ho perso le parole” e “Metti in circolo il tuo amore”. Le tre ore si concludono con un “Certe notti” cantata a pieni polmoni da tutta Monza e il bis di “Urlando contro il cielo”, questa volta solo Luciano, la sua chitarra e ottantamila voci.
Ed è proprio in quel momento che tutta la fatica di un’intera giornata in piedi se ne va e capisci che per la musica, ne vale sempre la pena. Stare proprio sotto al palco, in transenna, è fatale, perché quando il Liga ti guarda e ti sputa in faccia parole come “quando il cuore senza un pezzo il suo ritmo prenderà”, non puoi fare altro che strapparti tutta la rabbia che hai dentro e buttarla fuori. Cerchi di concentrarti sulla tua storia, sul significato che ogni singola canzone conserva per te e ti senti parte di una storia ancora più grande, quella che è formata dalla musica e da tutte quelle persone che condividono con te anche solo la minima emozione e qualche pezzo di vita.
Ma come dice il Liga, “Il meglio deve ancora venire”, quindi Monza non può che essere una prova generale per quello che sarà un probabile tour dopo l’uscita del nuovo album. Nel frattempo, teniamo botta.