Oscar 2016: a chi la statuetta come Best Song?

Scritto da il 26 Febbraio 2016

Considerando Golden GlobeGrammy e Oscar (se vogliamo proprio essere pignoli Academy), l’inizio dell’anno è sempre carico di hype per moltissimi degli appassionati di musica e cinema. Ovviamente non mi riferisco a chi si fa la playlist con le canzoni al top della classifica per andare a correre o alle comitive che passano le domeniche di dicembre a vedersi i cinepanettoni, ma a chi guarda annoiato una partita di calcio senza capirne molto e poi passa la notte insonne con le cuffie alle orecchie ed il computer a due centimetri dagli occhi per vedere in streaming le cerimonie di premiazione, magari urlando pure come gli ultras della peggiore specie quando il premio va all’artista che segue. 

Tra tutti i premi citati all’inizio, quello che sicuramente ha più importanza è l’Oscar, tant’è vero che, appena un personaggio lo vince, inevitabilmente l’award viene affiancato al suo nome quasi come se si fosse sposato con questo e ne avesse preso il cognome: 

ed è così che Roberto Benigni diventa Il Premio Oscar Roberto Benigni, Cate Blanchett diventa la Due volte vincitrice dell’Oscar Cate Blanchett e Leonardo DiCaprio diventa… be’, lui resta solo Leonardo DiCaprio ma lo si ama lo stesso.

Tra le numerose categorie per le quali viene assegnato il prestigioso premio ve ne sono due interamente dedicate alla musica: Academy Award for Best Score e Academy Award for Best Song

Mentre dagli anni 2000 in poi era difficile che qualcuno al di fuori della giuria dell’Academy riconoscesse il valore di questi brani (eccezion fatta per i brani della Disney), negli ultimi anni è capitato spesso che questi pezzi ottenessero molto successo e addirittura scalassero le classifiche, come nel caso di Ordinary Love degli U2, Happy di Williams, Let it go tratta da Frozen o Skyfall di Adele (che a conferma di quanto detto prima viene ricordata come “Il Premio Oscar Adele” nonostante abbia una decina di Grammy). 

I nominati quest’anno sono: 

A. Tesfaye (The Weeknd), A. Balshe, J. Quenneville e S. Moccio per Earned It, tratta da 50 sfumature di Grigio

J.Ralph e A. Hegarty per Manta Ray, tratta da Racing Extinction

D. Lang per Simple Song #3, tratta da Youth di Sorrentino

D. Warren e Lady Gaga per Til it Happens to you, tratta da The Hunting Ground

J. Naples e Sam Smith per Writing’s on the Wall, tratta da Spectre.

La prima cosa che si nota guardando la lista dei nominati è che mancano See You Again di Wiz Khalifa feat Charlie Puth e Love me Like you do di Ellie Goulding, entrambe reduci da un ottimo successo di vendite; gli Academy sono Academy ed il successo di pubblico vale veramente poco per la giuria.

Considerando che ci sarà almeno un motivo per cui i cinque brani che si contendono l’Oscar sono stati scelti tra centinaia e centinaia di pezzi, sarà veramente difficile parlarne male, per fortuna o purtroppo.

Iniziamo da Earned It, tratto dal film preferito delle casalinghe disperate e dei ragazzi che per la prima volta hanno accompagnato la loro ragazza al cinema senza annoiarsi. A rendere il pezzo un gioiellino R&B dalle sfumature pop raffinate non è sicuramente il testo, che ci toglie ogni dubbio riguardo il film di provenienza, ma l’ottimo arrangiamento e la produzione che valorizzano al meglio una melodia piacevole e facilmente ricordabile. Nonostante l’ottimo lavoro fatto le possibilità di ottenere la statuetta dorata per The Weeknd e l’ottimo team che l’ha circondato sembrano essere abbastanza basse.

Manta Ray, titolo che strizza l’occhio ad Eraclito, al contrario delle altre tracce basa la sua forza solo ed esclusivamente su un testo semplice ma profondamente evocativo e suggestivo. Tratta dal documentario Racing Extintion sulla distruzione dell’equilibrio del nostro pianeta e della biodiversità, il brano rappresenta una disperata richiesta di aiuto della natura che afferma, quasi piangendo, che “Without biodiversity I’m nothing, it’s like I never existed”. Il brano merita per il testo ed il suo profondo messaggio, ma, nonostante speri di essere smentito, le probabilità di vincere sono quasi nulle.

Passiamo adesso al brano tratto dal film dell’italianissimo Paolo Sorrentino: Simple Song #3. Ecco, ci potremmo pure fermare qui, perché il titolo descrive già perfettamente la canzone. Un crescendo musicale di sei minuti, dove la voce del soprano Sumi Jo si alza sopra un arrangiamento in continuo cambiamento mentre al contrario il testo altro non è che un’anafora continua. Tra tutti brani è sicuramente quello più “cinematografico”, infatti è l’unico pezzo che se ascoltato fuori dal film e decontestualizzato perde tutta la sua magia.

I due brani rimanenti sono quelli che secondo i critici si contendono l’ambito premio e sono quelli cantati e scritti da artisti abituati a vedere i loro brani ai vertici delle classifiche mondiali.

Til it happens to you è una power-ballad dove gli archi e la batteria (produzione curata dalla stessa Germanotta) vanno a braccetto e la meravigliosa voce di Lady Gaga ci ricorda che quest’ultima non è solo capace di balbettare ritornelli martellanti e comprare vestiti dal macellaio. Il documentario da cui è tratta racconta della vita delle ragazze che subiscono violenze sessuali nei college americani ed il testo, semplice ma d’effetto, angoscia e colpisce anche grazie alla straziante interpretazione della cantante. Mentre la hitmaker statunitense ha curato la produzione e cambiato qualche parola del testo, il grosso della composizione del brano è stato fatto da Diane Warren che, con otto nomination per capolavori come “I don’t want to miss a thing” cantata dagli Aerosmith, è un po’ il DiCaprio della categoria “Best Original Song”.

L’ultimo brano rimasto è Writing’s on the Wall, tratto dal nuovo film di 007. Diciamo che se l’intenzione di Sam Smith era quella di togliersi l’etichetta di “uomo-Adele” non c’è riuscito, ma la canzone rimane un gran bel pezzo dove la straordinaria voce del talentuoso cantante inglese si muove tra i registri più acuti come se nulla fosse. I brani tratti dalle colonne sonore di 007 sono un po’ come i completi con giacca e cravatta, possiamo essere nel 1971, nel 1995 o nel 2016, in ogni caso fanno la loro porca figura; al contrario dei completi però i brani tratti dalla saga di James Bond sono sempre aiutati da arrangiamenti studiati nei minimi dettagli per far risaltare al meglio la loro melodia.

In sintesi si può facilmente notare come il testo semplice e la produzione curata alla perfezione siano le costanti di queste cinque canzoni che fortunatamente per mille altri motivi sono una totalmente diversa dall’altra. 

Fare previsioni sul vincitore è molto difficile, dato che in questa categoria la giuria dell’Academy è riuscita spesso a stupire, ma, se proprio si vuole tentare, le due papabili vincitrici sembrano essere le canzoni di Gaga-Warren e Smith-Naples

Considerando che si dice che questo per Di Caprio sia l’anno buono, spero lo sia anche per il suo equivalente musicale: Diane Warren.

 

A cura di Massimiliano Micali.


Traccia corrente

Titolo

Artista