Oro e catarsi: cronaca del concerto di Levante all’Alcatraz

Scritto da il 15 Marzo 2016

Non c’è modo migliore di comprendere certi artisti se non quello di vederli esibirsi dal vivo. Questi sono artisti che capisci maggiormente quando li vedi di fronte a te in carne ed ossa, con una chitarra elettrica in mano, e tu sei sotto il palco a cantare a squarciagola canzoni che magari non sai a memoria, ma le canti lo stesso, travolto dal ritmo e dall’emozione del momento.Questo è quello che è successo Domenica sera all’Alcatraz: un’artista vestita d’oro, con la sua chitarra d’oro, che canta con un microfono, provate ad indovinare, oro le sue canzoni che rispecchiano nella maniera migliore possibile le tendenze musicali del nostro tempo. È questo il suono di Levante, l’avanguardia che incontra la modernità; ad ogni canzone immaginiamo un’artista diversa a duettare con lei: Florence Welch, Carmen Consoli, Lily Allen (annata 2009 si intende) o L’Aura. In realtà è lei che con la sua voce e con la sua scrittura domina il palco, facendoti sentire come se il concerto non fosse altro che un dialogo tra due vecchi amici davanti ad una tisana dal sapore speziato come la sua musica. Levante sa di vaniglia, per la dolcezza e la purezza d’animo che ha dimostrato sul palco, ha il sapore pronunciato della cannella, per il suo fare coinvolgente e intenso, e per completare il tutto, aggiungiamo un pizzico di zenzero per il sapore pungente ed ironico dei suoi testi.  Durante la sua esibizione ci ha proposto sia brani contenuti nel suo primo album Manuale distruzione che in quello nuovo Abbi cura di te, esortando fin dall’inizio tutto il pubblico a cercare la propria felicità personale, facendo in modo che avere cura di sé non sia solo il nome dell’album ma soprattutto un consiglio spassionato, da amica. L’atmosfera si scalda già a partire dall’inizio del concerto sulle note di canzoni come Biglietti per viaggi illimitati e Tutti i santi giorni, per poi continuare con uno dei brani che ha entusiasmato di più il pubblico in cui i suoni pop-rock diventano tutt’uno con un testo dolce ma per niente banale che porta il pubblico a salutare urlando CIAO PER SEMPRE chiunque sia stato un ostacolo per la propria felicità. Questa funzione catartica è il fil rouge che accomuna tutte le canzoni di Levante, capaci di cogliere l’universalità anche dei sentimenti più intimi di ognuno. 

Il concerto è stato anche ricco di sorprese: a raggiungere l’artista sul palco, durante la canzone Woman, è stato il duo reggae Train To Roots ; la performance che, però, ha lasciato tutti senza parole è stata quella con la madre durante la canzone Finché morte non ci separi, terminata con un bacio, il più sincero gesto di affetto che ci possa essere tra un genitore ed un figlio. Velocemente Levante esce dal palco ma invece di fare il cambio-abito che tutto il pubblico si aspetta, rientra con un’altra sorpresa, che introduce ricordando al pubblico i momenti nei quali era lei ad aprire i concerti di questo artista, che come lei, ha sempre cercato di esprimere sé stesso attraverso la propria musica: ospite d’eccezione Max Gazzè che accompagna tutta la band con il basso per ben due canzoni, Cuori d’artificio e La rivincita dei buoni. Il concerto sta per concludersi, con ogni canzone sempre accompagnata da una sintetica presentazione fatta da Levante che sottolinea la sua grande emozione. Il pubblico sulle note di Memo si scatena, certamente dedicando le canzoni, ciascuno tra sé e sé, a qualche persona della propria vita. Ma il momento che ha fatto realmente impazzire tutti è stato la conclusione del concerto, con, gran finale, Alfonso. Alla prima battuta “che vita di merda” una pioggia di glitter, ovviamente oro, si imbatte sul pubblico, che si scatena continuando quella catarsi iniziata sin dal primo brano, Levante saluta emozionatissima il pubblico non prima però di aver corretto il testo dell’ultima strofa in “che vita stupenda” per lasciare a tutti noi il suo messaggio di speranza. Tutto ha avuto un senso in questo concerto, nulla è stato lasciato al caso. Si è concluso così, quasi come a chiudere un cerchio, nel suo bagliore e nella lucentezza che solo il colore oro può dare. Non ci resta che inchinarci ad un’artista come Levante, una vera rivelazione!

A cura di Massimiliano Micali e Simonetta Poltronieri

Scaletta

Biglietto per viaggi illimitati
Tutti i santi giorni
Contare fino a dieci
Sbadiglio
Come quando fuori piove
Woman (ft. Train To Roots)
Abbi cura di te
Ciao per sempre
Farfalle
Mi amo
Finché morte non ci separi
Caruso Pascoski
Pose plastiche
Duri come me
Lasciami andare
Cuori d’artificio e La rivincita dei buoni (ft. Max Gazzè)
Memo
Le lacrime non macchiano
Senza zucchero
Non stai bene
Alfonso


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