Recensione Brunori Sas @ Alcatraz – 02/03/2017

Scritto da il 5 Marzo 2017

Giovedì 2 Marzo siamo stati all’Alcatraz, per l’attesissimo concerto della Brunori Sas, unica tappa milanese del “A casa tutto bene tour”. Ad aprire il concerto è il cantautore palermitano Nicolò Carnesi, che suona sei pezzi in acustico, set che dura poco più di venti minuti, ma che scalda il pubblico che canta con lui. Se ve la siete persa, qui potete rivedere la lezione che Dario e Nicolò avevano tenuto insieme alla scuola Holden a Torino, in cui raccontano il loro rapporto con “La voce del padrone” di Franco Battiato.

Insomma con Nicolò si entra subito in un clima familiare. “Benvenuti a casa Brunori” dirà pochi minuti dopo Dario salendo sul palco. Il concerto inizia con “La verità”, la band inizia sussurrando l’intro che viene prolungata in uno di quei momenti in cui ancora si sente l’aria che sta per spostarsi, il suono che sta per riempirla, e tu puoi percepire perfettamente l’emozione del concerto. Se lo godono loro, e ce lo godiamo anche noi. Poi via.

Si passa da “Canzone contro la paura”, l’esorcismo con il quale il cantautore ci ha regalato questo disco ricco di testi intensi e di spunti di riflessione, fino a “La vita liquida” solo pezzi nuovi, come da tracklist di A casa tutto bene. Qui il primo ritorno ai successi del passato con “un brano che mi ricorda molto il mio povero babbo”, si tratta della mitica “Come stai”, seguita da “Le quattro volte”.

A questo punto parte la carrellata di canzoni d’amore (perché alla fine dai di che altro vuoi parlare), una manciata di minuti in cui il pubblico canta in coro in modo appassionato, qualcuno vicino a noi si commuove. Momento di incredibile intensità che culmina con l’esecuzione al piano di “Arrivederci tristezza” e “Una domenica notte”. Di nuovo qualche brano dal quarto album, un divertente arrangiamento de “Il costume da torero”, che come fanno le canzoni davvero belle, quando funzionano, strappa grida di speranza dal pubblico che affolla il locale, naturalmente sold out.

Il primo set si chiude con la carica incredibile di “Rosa”.

Dario torna da solo sul palco, e ci regala il siparietto del cantautore maledetto che beve il bicchiere di whisky, “in realtà è estathè”.

Seduto al pianoforte inizia una deliziosa versione di Guardia ’82 che si conclude in crescendo con l’ingresso del resto della band. Ancora pubblico infiammato per “Kurt Cobain” in una nuova veste quasi psichedelica, che scoppia alla fine di ogni ritornello.

Il concerto finisce con quello che, io lo dico dalla prima volta che l’ho ascoltato, è il pezzo più bello del disco, quello che più di tutti riassume tutti gli stili di Brunori, quello ironico, quello politico e quello poetico.

“Secondo me dato che sono diciott’anni, che ci vogliamo bene e che dormiamo insieme, a che ci serve un prete o un messo comunale, se c’è una cosa innaturale è doversi dare un bacio davanti a un pubblico ufficiale”.

E ho detto tutto.

Il resto sono emozioni, sentimenti, sudore, robe che non si raccontano.

Ah, uscendo, abbiamo incontrato Lucio Corsi, che si è affezionato, e vuole tornare presto nei nostri studi.

 

Recensione a cura di Mattia Sofo

 

Qui di seguito la scaletta:

 

La verità

L’uomo nero

Canzone contro la paura

Lamezia Milano

Colpo di pistola

La vita liquida

Come stai

Le quattro volte

Fra milioni di stelle

Pornoromanzo

Lei, lui, Firenze

Arrivederci tristezza

Una domenica notte

Il costume da torero

Sabato bestiale

Don Abbondio

Rosa

 

Encore:

Guardia ’82

Kurt Cobain

Secondo me

 


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