Reinventing the wheel – SOHN al Magnolia

Scritto da il 23 Febbraio 2017

Distinguersi nell’oceano di musica elettronica di questo decennio non è facile. Ci prova da qualche anno anche Christopher Michael Taylor, in arte SOHN, con risultati ampiamente apprezzabili. Il tour promozionale di Rennen, l’ultimo disco uscito nelle prime settimane del 2017, ha toccato anche il circolo Magnolia di Milano.

Lo show dà sentimenti contrastanti, come probabilmente tutta la (seppur breve) discografia del musicista inglese. La scenografia è minimale ma efficace, considerando i limiti del palco del Magnolia: lo stage è colorato da svariate barre led colorate che richiamano la copertina dell’ultimo disco, e la formazione a freccia della strumentazione dei musicisti di supporto pone fortemente l’accento sulla figura di SOHN, posto al centro del palco. Luci basse, sintetizzatore a palla e si parte.

Taylor si piazza alla sua stazione e inizia a scaldare il pubblico con i suoi ritmi sincopati, minimali e ragionati, accompagnato da due percussionisti, una tastierista e un dj. Tralasciando la performance puramente canora sicuramente migliorabile, è necessario spendere qualche parola sulla capacità di SOHN di modulare i suoni. Il feeling intimo tra il musicista e i suoi giochini elettronici, tra cui loop station, vocoder e sintetizzatori, è il vero elemento caratterizzante. Non è un caso che tra i pezzi eseguiti meglio ci sia proprio Signal, la cui bellezza è basata sull’interazione tra beats e vocals, magistralmente mescolati.

La scaletta del concerto è un continuo crescendo che, tra brani eseguiti alla perfezione e intermezzi improvvisati, raggiunge l’apice nella bellissima Artifice, che elettrizza il pubblico del Magnolia. Il pezzo è catchy e il pubblico, ormai caldo, è in sintonia con l’artista, che prosegue l’esibizione senza sbavature. È nella seconda parte che i limiti di Taylor tornano a galla: manca ancora la capacità di incendiare il pubblico che, nonostante la carica di adrenalina di Artifice, si è subito raffreddato, seguendo attentamente ma quasi distaccatamente il concerto.

L’eccezione c’è e si chiama Conrad: è proprio uno dei pezzi più conosciuti a chiudere il live, inevitabilmente cantato da tutti.

Il giudizio complessivo non può che essere positivo, ma sciogliere le riserve su SOHN è prematuro: manca ancora qualcosa per il definitivo salto di qualità. Sicuramente, le premesse sono più che buone.

A cura di Antonio D’Amato

Setlist:

Tempest

The Chase

Proof

Signal

Bloodflows

Dead Wrong

The Wheel

Artifice

Paralysed

Harbour

Falling

Lights

Lessons

Hard Liquor

Encore:

Rennen

Tremors

Conrad


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