Viaggio nel suono e nello spazio di Grisey
Scritto da BocconiADMIN il 18 Ottobre 2016
Continua sperimentazione dei suoni, sfruttamento totale degli strumenti e drammatico intrattenimento scenico. Questo il fil rouge del lavoro del maestro francese Gérard Grisey, i cui Espaces Acoustiques sono stati riproposti nell’ambito del festival Milano Musica, dopo più di tre decenni dalla prima assoluta alla biennale di Venezia.
Il compositore transalpino ha dedicato la sua vita allo studio metodico e dettagliato del suono e della sua evoluzione/involuzione attraverso lo spettro del suono, divenendo precursore di quella che passò alla storia come musica spettrale – la cui denominazione non fu mai gradita allo stesso Maestro.
Presso l’auditorium del Conservatorio Giovanni Verdi, il M° Stefan Asbury dirige l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, riportando in auge un’opera a lungo trascurata, possibilmente a causa di un carattere eccessivamente sperimentale. Gli Espaces Acoustiques sono infatti un’opera in sei parti distinte e composte in ordine sparso lungo il corso di undici anni, dal 1974 al 1985: per ordine dello stesso Maestro, le opere hanno una forte unitarietà e si intendono come un unico concerto. Partendo da un intenso solo di viola, l’esperienza musicale va ampliandosi, grazie all’inserimento graduale di nuovi strumenti e all’ampliamento numerico dell’orchestra, fino a giungere alle Transitoires per grande orchestra.
Gli Espaces prendono avvio con un appassionato solo di viola, il Prologue, interpretato alla perfezione dal talento svizzero Geneviève Strosser: sin da principio si comprendono i risultati degli studi di Grisey sul suono e sulla percezione delle disarmonie. Alla viola si unisce in seguito un ensemble di 7 componenti, che assume nei Périodes un suono più compatto e deciso, creando dei momenti puramente anti-melodici e fortemente dissonanti; il suono procede più ondulato lungo lo spettro musicale e i continui riverberi procurano una esperienza sensoriale eccellente. L’ensemble si arricchisce quindi di nuovi strumentisti nei Partiels, soprattutto i percussionisti, ai quali sono affidati compiti anche prettamente extra-musicali: fischi e suoni non provenienti dagli strumenti musicali canonici; l’orchestra produce suoni in maniere alternative strofinando gli spartiti contro le corde e dialoghi in lingua tedesca interrompono il concerto.
L’orchestra si amplia ulteriormente, arricchendo il suono complessivo di elementi elettronici e potenti percussioni nei Modulations e Transitoires. Proprio con la grande orchestra Grisey sfrutta al massimo il potenziale degli strumenti, lasciando l’ascoltatore immerso in una esperienza inusuale nell’ambito della musica classica. L’opera culmina con un tema di quattro corni, che a detta di Grisey conclude l’opera riprendendo alcuni temi già introdotti dal Prologue, con una esplorazione del suono, ormai divenuta consolidata nel lavoro del Maestro.
Un plauso particolare va, quindi, a Milano Musica, che dona alla musica classica contemporanea grande rilevanza, riportando in prima linea le opere di autori spesso ingiustamente negletti.
A cura di Gianluca Ruggeri