Gomorra experience e non solo – day 2

Scritto da il 19 Luglio 2016

L’esperienza al Giffoni Film Festival prosegue e tra interviste, risate e riflessioni interessanti, non mancano stimoli e possibilità di crescere. Domenica 17 luglio è stata una giornata pienissima ed emozionante: Film, anteprime e Masterclass strepitose, offrono alle inviate di Radio Bocconi, Rossana Pelusi ed Elena Martina, la possibilità di farci vivere gli ultimi trend cinematografici.
In particolare si fa menzione alla ormai definita Gomorra experience”.

 

Belli e talentuosi pt.1: Alessandro Tersigni

Le interviste one to one sono un regalo del Giffoni Film Festival; offrono infatti la possibilità di percepire l’animo dell’attore, la sua personalità e il suo grado comunicativo. Alessandro Tersigni è formidabile sotto ognuno di questi aspetti: è bello, vivace, sorridente e trasuda intelligenza, la negazione vivente del “bello ma non balla”.

Durante l’intervista, l’attore ha modo di far comprendere la propria preparazione ed il percorso, partito con il Grande Fratello, che lo ha reso in grado di prendere parte ad un film del calibro di Noi eravamo, di Leonardo Tiberi, caratterizzato da un forte spessore culturale e psicologico. Alessandro appare particolarmente poliedrico: ha preso parte ad un reality show, è stato testimonial di campagne pubblicitarie, protagonista del musical religioso Maria di Nazareth, fino ad arrivare in tv e al cinema, i due ambienti che maggiormente lo appassionano e che gli hanno regalato il successo.
Da Don Matteo 7 al Paradiso delle Signore, passando, tra gli altri, per I Cesaroni e Le tre rose di Eva, le serie tv sono state per anni l’ambiente di lavoro quotidiano di Alessandro, che le apprezza per la possibilità di entrare nel personaggio, di conoscerlo, di sentirlo, di crescere assieme a lui guadagnando così l’affetto del pubblico.

Come egli stesso racconta, il cinema è una sfida più grande, si gira in meno tempo, il personaggio deve essere assimilato prima, lo studio è più analitico, la cura del dettaglio deve profilarsi massima. Ma il lavoro paga, ed è cosi che si parte da Scusa ma ti voglio sposare, del 2009, a 5 (Cinque), sempre del 2009, per arrivare a Noi eravamo, del 2016. Quest’ultimo lavoro è ambientato durante la Grande Guerra, un periodo particolarmente caro ad Alessandro, che ne rimpiange i valori, oggi sempre meno considerati, alla base della società italiana di quel tempo: il rispetto, la gratitudine e l’unione.

Gomorra experience: un successo inarrestabile

Se Gomorra ha raggiunto un successo di livello internazionale lo deve ad un cast d’eccezione. Ed è per questo cast che la folla grida così forte da far tremare la sala stampa, mentre gli attori si approcciano al photocall. Arrivano poi in sala conferenze, sfilando uno dopo l’altro sotto i nostri occhi. Sono Marco D’Amore (Ciro Di Marzio), che ha recentemente recitato e sceneggiato il film Un posto sicuro, Cristiana Dell’Anna (Patrizia Santoro), giovane talento che abbiamo avuto la fortuna di ascoltare alla Masterclass OFF del 16 luglio, Marco Palvetti (Salvatore Conte), Fabio De Caro (“Malamore”) e Cristina Donadio (Annalisa Magliocca, detta “Scianel”).

Ancor più della prima, la seconda stagione della serie SKY assume tinte fosche, quasi da tragedia shakespeariana. I talentuosi interpreti campani si sono dimostrati pronti e capaci ad assumere a ruoli sempre più complessi con naturalezza, grazie soprattutto al portato dell’esperienza teatrale di gran parte del cast. In questo senso, prima fra tutti è Cristina Donadio, che risponde alle troppe critiche sulla controversa scena di Scianel e il vibratore. Scena, ricordiamo, che tanto ha colpito spettatori e media, evidenziando come sia paradossale che in una serie tanto cruda e violenta la gente abbia trovato scandaloso un qualcosa di così banale.

Fabio De Caro ha parlato della grande differenza fra la situazione delle riprese nella prima e nella seconda stagione: se infatti nel 2013, al tempo delle riprese della prima stagione, nessuno conosceva i nomi e i volti degli attori all’attivo fra le strade degli “Stati Uniti di Scampia e Secondigliano”, ora grazie all’incredibile successo riscontrato, tantissima gente circonda costantemente il set nel tentativo di incrociare gli interpreti dei personaggi.

 

Una vita sugli schermi

E’ una filmografia lunga e disparata, quella che ha reso Ricky Memphis famoso. Un attore sicuramente versatile, disposto e pronto ad interpretare ruoli diversi in film molto diversi, impostati e diretti in maniere sempre nuove. Ricky Memphis appare consapevole ed orgoglioso del proprio successo e della propria esperienza, ultraventennale, che non disdegna mai di mettere in luce.

Da sempre identificato come attore comico, gioviale ed amichevole, oggi spera in ruoli più impegnativi, in personaggi più profondi, in profili psicologicamente più interessanti. I panni cuciti addosso a questo attore sembrano ormai costrizioni e, a detta dello stesso, ne mutilano l’espressione artistica, tali da rendere la sua presenza un cliché.

Sostanzialmente, quello che ha, ormai non gli basta più. Le domande poste dai ragazzi, spingono Memphis a soffermarsi sull’argomento maturità, su cui si sente particolarmente ferrato, data l’esperienza e la nascita dei figli, che lo hanno portato a ridimensionare la realtà e a rivalutarsi come “esempio da seguire”. La carriera di questo attore, emerso grazie al Maurizio Costanzo show, appare inarrestabile e densa di collaborazioni importanti, sia come attori che come registi, a cui, durante l’intervista, non fa menzione. Ed ora, non si può che aspettare l’uscita del suo ultimo lavoro: Miami beach, di Carlo Vanzina.

 

Le due facce della risata

Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, classe 1978, è l’ospite della Masterclass OFF del 17 luglio. Di fronte alle domande dei ragazzi, Marcello si apre e si racconta, mostrandosi così com’è. Da una parte comico, in ciò che dice e ciò che fa, ma con estrema naturalezza e senza forzature; dall’altra intelligente e determinato, un ragazzo che ha fatto la gavetta, ha lavorato tanto ed è arrivato al successo puntando sulle sue forze, facendosi notare grazie ai suoi video quando ancora si utilizzavano le VHS, ben prima del lavoro con la Gialappa’s band.

Marcello, “Maccio” , “Marcio” (come dice di farsi chiamare rispondendo con ironia ad un ragazzo) è umile, teme il rivedersi al cinema per le reazioni della gente e , quando nella piccola sala della Ramiera vengono proiettati pezzi dei suoi sketch, si copre il volto con la mano (ma sbircia un po’). Dell’“Italiano Medio” Marcello  parla come di un film che può essere visto e apprezzato su diversi livelli: quello della satira sofisticata, nell’intellettuale iniziale e quello della comicità superficiale nel cafone finale. Sono due facce della stessa medaglia e l’attore e regista abruzzese si rivede perfettamente in entrambe, nella sua vita di tutti i giorni.

Per concludere, illustra lo svolgimento del processo creativo dietro la sua infinita sfilza di soggetti. Ci sono vari approcci, non ha un metodo unico.
Ammette che spesso sta per mezz’ora a fissare un foglio bianco. Poi magari esce di casa, incontra un amico, gli viene in mente un’idea e corre a segnarsela.  Certamente dipende tutto dal prodotto; un film, ad esempio, richiede molto più tempo rispetto ad uno sketch e lui sa di doversi “innamorare davvero” dell’idea iniziale per poterla utilizzare nella realizzazione di qualcosa su cui deve lavorare così a lungo senza che finisca per stufarsi del concept scelto. Partendo dall’idea, poi, si costruisce tutto, dalla storia al messaggio finale, che è proprio ciò su cui un bravo regista deve puntare: trasmettere qualcosa a chi entra in sala.

 

Colpevolezza e innocenza: Fiore

Crudo e drammatico appare lo scenario del film, non in concorso, Fiore¸ prodotto quest’anno da Claudio Giovannesi, ed ambientato in un carcere minorile. I protagonisti, Daphne e Josh, sono dei giovani ragazzi che, spinti dalle necessità della vita, si ritrovano rapinatori. Ma all’interno del carcere l’amore è vietato, i sentimenti vengono soppressi, qualsiasi tentativo di preservarli viene punito. I due ragazzi lottano tra lettere segrete, punizioni ed incontri clandestini. Riescono a far non morire quello che li lega e, fuori dal carcere, si ritrovano.

Questo film adotta uno sguardo innovativo, che racconta non la colpevolezza dei ragazzi di fronte alla legge, ma l’innocenza sentimentale dei due ragazzi, il loro essere schiacciati dalle brutture della realtà, trovando nella presenza dell’altro conforto e sostegno. Dinamico, cupo e a tinte forti, il film è pregevole sotto l’aspetto psicologico, meno sotto quello strutturale e prettamente narrativo, tralasciando il realismo per prediligere un finale romanzato, con i due ragazzi in fuga, verso nuovi orizzonti.

A cura di Rossana Pelusi ed Elena Martina


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