Throw back to…teen times (James Blunt, Milano – 14.11.2017)
Scritto da BocconiADMIN il 16 Novembre 2017
Immaginate un cantante. Non ve ne siete accorti, ma, tra una hit e l’altra, ha fatto costantemente parte della vostra playlist adolescenziale. La canzone di quella estate così tanto lontana nel tempo ma vicina nei ricordi; il brano che vi ha accompagnato nei momenti più spensierati; il pezzo che avete ascoltato in loop per mesi, e poi avete messo da parte; la canzone che non avete mai dimenticato e vi emozionerà ogni volta come la prima.
“Stay the night”, “1973”, “High”. Sono bastati tre titoli per rievocare i più disparati ricordi della vostra vita e spaziare da un’emozione all’altra nel giro di qualche secondo. Ecco, quando James Blunt ha fatto ingresso ieri sera sul palco del Mediolanum Forum noi abbiamo vissuto queste stesse sensazioni.
Un clamoroso boato: così lo accoglie il pubblico, già carico dopo l’esibizione di apertura di Jamie Lawson. Le prime note che risuonano nel Forum sono quelle di “Heart to heart”, e a stento si distinguono le voci che provengono dal palco da quelle degli spettatori, illuminati da una coreografia di fasci di luce colorata. Sono bastati solo pochi minuti per realizzare che questo concerto avrebbe superato ogni aspettativa.
Dimenticate il James Blunt dalla voce docile e timida, come siete abituati ad ascoltare nei brani registrati in studio. Faccia a faccia con i suoi fans, emerge un carattere ironico, grintoso e tutt’altro che introverso. “Sono un uomo palesemente piccolo, è per questo che la mia band è posizionata molto più lontana rispetto a me…mi fa sembrare più alto!”.
La voglia di partecipare cantando e ballando sulle sue canzoni era percepibile tra il pubblico, che però era rimasto seduto, visti i posti numerati. James non si fa scappare l’occasione per fare un’altra delle sue battute: “Ho un padre molto anziano; anche se lui resta seduto, io gli voglio bene lo stesso. Se credete di avere l’età di mio padre, restate pure comodi; altrimenti non ci sono giustificazioni!”.
Non manca una piccola parentesi politica, inspirata dal pezzo “Someone singing along”; l’autore confessa di averla scritta pensando a Donald Trump ma di non averlo potuto rivelare durante il suo tour negli States, consapevole di generare disapprovazione nel 50% del suo pubblico. In Italia invece non ha nulla da temere, e sul ritornello dal parterre si alzano cartelli con l’hashtag #NoMoreWars.
Mentre la band si prepara per suonare “High”, James Blunt interviene per chiedere l’aiuto del pubblico, nella sua componente femminile. Si giustifica: “A meno che non siate donne o cani, non potrete mai cantarla. Ha una tonalità troppo alta! Probabilmente voi uomini non riuscite nemmeno a sentirla. Io invece sono consapevole di cantare come una ragazza”, conclude.
Accanto ai nuovi brani del suo ultimo album “The Afterlove”, non potevano mancare i suoi grandi classici come “You’re beautiful”, “Carry you home” e “Goodbye my lover”. Il pubblico non aspettava altro, e lo sostiene creando un’atmosfera magica, accendendo il flash dei cellulari. Commozione, gratitudine e leggera malinconia pervadono i fans di ogni età.
Saluta Milano, ultima tappa italiana, avvolto dal tricolore, mentre la band indossa cappellini bianco-verde-rosso.
Calorosamente richiamato sul palco dal pubblico ancora emozionato, esegue gli ultimi quattro brani, tra applausi, lacrime, urla ed entusiasmo generale.
Chiude con ‘Bonfire Heart’, ma lo spettacolo della sua voce non potrà che continuare.
A cura di: Raffaella Dimastrochicco e Mara Fiorella