Recensione Baustelle @ Alcatraz – 21/09/2017

Scritto da il 24 Settembre 2017

Dopo averli aspettati sotto la pioggia del Carroponte due settimane fa, i Baustelle recuperano la data all’Alcatraz, e forse è meglio così, li sentiremo perfino meglio.

Quella milanese è la penultima data del tour che si chiuderà a Siena il 29 settembre.

“E’ evidentemente la fine dell’estate, dell’amore e della violenza” – così Bianconi introduce la prima parte della scaletta che, come nelle altre date del tour, è dedicata completamente all’ultimo album, suonato quasi per intero. “Love” diventa più lunga, più complessa, diventa quasi progressive, e in pochi secondi punta i riflettori sullo straordinario talento musicale della band, capaci di essere eclettici e di approcciarsi al pop con la stessa attenzione di chi compone musica colta.

“Il vangelo di Giovanni”, “Amanda Lear” e “Betty” scaldano immediatamente l’atmosfera, che si colora di riflessi anni ’80 in “Musica sinfonica”.

Il palco è ricco di strumenti, chitarre, tastiere, sintetizzatori, compreso un modulare suonato perlopiù dai fratelli Bianconi. Tanti musicisti sul palco dunque, Sebastiano De Gennaro (batteria e percussioni), Ettore Bianconi ai sintetizzatori, Diego Palazzo (tastiere, sintetizzatori, organo e chitarre), Andrea Faccioli alle chitarre e Alessandro Maiorino al basso.

Rachele conquista il palco con il suo fascino, i suoi movimenti e la sua voce incantano in diversi momenti, così come incanta la chitarra di Claudio Brasini che brilla nell’intervallo di brevi assoli.

“Piangi Roma” e “Bruci la città” sono i due momenti emotivi più intensi del concerto, che ritorna poi a ritmi più sostenuti.

Il pubblico si scatena durante “Charlie fa surf”, “L’aeroplano” e la vecchissima “Moda del lento”.

Antipatici, snob, pessimisti e soprattutto tristi. I peggiori difetti della band elencati da Bianconi, che poi ammette “E’ vero. Mentre siamo qui un piccolo angolino del nostro cuore è gonfio di tristezza” ma è anche per questo che ci piacciono tanto, che sono unici, e poi…

“E poi vai a fare in culo tu e la tua allegria del cazzo!” – grazie Bianconi, grazie davvero.

Nuova cover, ne hanno suonato una diversa per ogni città, e a Milano tocca “Henry Lee”, un pezzo degli anni ’90 di Nick Cave e PJ Harvey tratto da “Murder ballads”.

“La guerra è finita” è una botta, saltata e cantata in un abbraccio corale del pubblico, decisamente soddisfatto dello show, malgrado dalla scaletta manchino alcuni dei pezzi più acclamati.

Tornano sul palco per un breve bis, solo un paio di canzoni.

“Bruciate, bruciate, bruciate d’amore cazzo”.

Le ultime parole di Bianconi, come uscite da un romanzo di Kerouac, da un altro tempo, ma anche attuali, bisogna toccarle davvero per sopravvivere all’amore e alla violenza.

 

Recensione a cura di Mattia Sofo

 

Setlist:

Love

Il vangelo di Giovanni

Amanda Lear

Betty

Eurofestival

Basso e batteria

La musica sinfonica

Lepidoptera

La vita

Ragazzina

Charlie fa surf

Un romantico a Milano

Piangi Roma

Gomma

Bruci la città

La canzone del parco

L’aeroplano

La moda del lento

Henry Lee (Nick Cave & The Bad Seeds cover)

La guerra è finita

Encore:

Veronica n.2

La canzone del riformatorio

 


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